venerdì 14 dicembre 2007

Babbo Lenin - Il Ritorno

Natale si avvicina e come da tradizione la statua di Lenin a Fremont è stata addobbata per l'occasione. Quest'anno l'imponente figura dello statista russo sfoggia una nuova sciarpa di lana blu con frange verdi. Avvolge con disinvoltura il corpo un lungo boa rosso comunista da cui spuntano simpatiche campane luminose. Sul capo (off course!) non poteva mancare la brillante stella rossa che guida i turisti giusto al centro del quartiere. Buon Natale Lenin!

mercoledì 12 dicembre 2007

Hanukkah - The festival of Lights

Hanukkah, nota anche come festa delle luci, è una festa ebraica della durata di 8 giorni. Non ricorre mai lo stesso giorno, perché segue il calendario ebraico, ma comunque è una festa che cade in dicembre. Viene celebrata la ridedicazione del tempio di Gerusalemme al tempo della rivolta dei Maccabei nel II secolo a.C. Tra storia e mito ecco come andarono le cose più di 2300 anni fa... Numerosi ebrei allora abitavano una terra chiamata Giudea sotto il dominio del re greco Antioco Epifano. questi ordinò agli ebrei di rinunciare al loro Dio, alla loro religione e ai loro costumi, onorando solamente gli dei greci. In base a questa disposizione i templi giudaici furono distrutti o utilizzati per altre divinità. Alcuni ebrei obbedirono ad Antioco, altri rifiutarono. Tra quest vi era Giuda Maccabeo che insieme ad altri compagni organizzò un vero e proprio esercito per difendersi dagli oppressori. Si fecero chiamare Maccabei, che significa "martello". Combatterono per tre anni, finché non ebbero la meglio e riconsacrarono il tempio in Gerusalemme.
La prima cosa da fare era purificare e ridedicare il tempio al loro Dio. Rimossero tutti i simboli e gli idoli greci, ma non trovarono l'olio benedetto per poter accendere le lampade. Cercarono a lungo finché in una delle stanze del tempio non scovarono un'ampolla d'olio. I maccabei sapevano che quel poco sarebbe bastato solo ad illuminare il tempio per una sera, ma a quel punto avvenne il miracolo: il picolo contenitore d'olio durò non una, ma otto notti.
Per ricordare l'evento durante gli otto giorni della festa le persone accendono ogni notte una delle candele del "Menorah", il candelabro ebraico a otto braccia. Ognuna rappresenta una notte che la piccola quantità d'olio ha illuminato il tempio. C'è uno specifico rituale per accendere le candele e durante la cerimonia vengono recitate delle preghiere dette "three blessings" o "tre benedizioni", che appunto iniziano con le parole ebraiche "baruch ata Adonai" che significano "Benedetto sei tu..."
Molte sono poi le tradizioni legate a questa festa, in particolare i bambini ricevono un regalo, uno ogni giorno della festa! Me la posso immaginare facilmente una scenetta con i bambini ebrei che si bullano con quelli cristiani che per Natale ricevono un solo regalo...

venerdì 7 dicembre 2007

Happy Solschrisnukkanzaa

Dal giorno dopo Thanksgiving, gli americani non perdono tempo e si preparano alle festività addobbando case e giardini con milioni di luci. E l'albero che molti italiani sono impegnati a fare in questo week end? Bhè fare l'albero di Natale (Christmas tree) è diventata una questione socio-religioso-politica. Nonostante l'aspetto consumistico imponente che la festa ha qui in America, il Natale è comunque visto come una celebrazione religiosa, nello specifico cristiana. E quindi visto che gli Stati Uniti si definiscono un paese "democratico" cosa fare? Semplice: niente alberi di Natale in giro per la città. Per esempio quest'anno non verrà nemmeno fatto l'albero gigante all'areoporto SeaTac. Vaglielo a spiegare che l'albero è un simbolo di vita che perfino i Celti e altri popoli pagani usavano venerare. E come tale dovrebbe essere considerato da quelli che non vogliamo associare l'allegoria di vita eterna-Cristo. Ma con la storia gli americani non riescono ad andare più indietro di 500 anni e accettare certe cose sembra troppo complicato. La soluzione numero due poi prevede che la gente non dica più "Merry Christmas" ma "Happy Holidays" per evitare gaffs se la persona che li riceve non è di confessione cattolica. Ma vi pare? Sarà che in Italia bene o male, credenti o non credenti, praticanti o no, siamo cresciuti in una tradizione cristiana, ma mai e mai m'è passato per il cervello che quando auguravo "Buon Natale" avrei potuto offendere qualcuno. Qui neanche la pubblicità in tv si permette di nominare il Natale! Manco fosse una bestemmia! Insomma è l'augurio di una buona giornata, mica "Buon Natale, sii felice oggi è nato il bambin Gesù che con la sua crocifissione c'ha salvato dal peccato"... ma non sono un buon cristiano e magari per chi ci crede veramente le mie parole dette con leggerezza potrebbero risultare invece di un importanza fondamentale.
Ad ogni modo perché nessuno vuol essere da meno a Dicembre se non sei cristiano puoi sempre celebrare Hanukkah con gli ebrei. Gli afro-americani celebrano invece la Kwanzaa (ne parlerò in futuri posts), e sennò per tutti gli altri c'è sempre il paganissimo solstizio d'inverno.
Oh! Ci sono! Ho trovato la soluzione! "Happy Solschrisnukkanzaa" a tutti!

domenica 2 dicembre 2007

Prima neve della stagione

E' arrivata la prima neve della stagione in città. Era già stata preannunciata da alcuni giorni e puntuale è cominciata a scendere copiosa nel pomeriggio di ieri. Dovevo andare a fare la spesa in macchina, ma c'ho rinunciato. Non perché avessi paura di affrontare le intemperie. Più che altro, vista l'esperienza dell'anno scorso, temevo gli automobilisti di Seattle, che con 1 cm di neve sulle strade diventano il pericolo numero 1. E infatti gli incidenti sulle strade sono stati numerosissimi. Ma non c'è da stupirsi: in città nevica si e no 3 volte l'anno. Si accumula qualche cm di neve che solitamente il giorno dopo è già tutta sciolta. I cittadini di Seattle quindi non si preoccupano di cambiare le normali gomme con gomme da neve, ma se il manto stradale comincia a essere bianco sono guai!

mercoledì 28 novembre 2007

Sales in zucca

Dopo essersi abbuffati con chili di tacchino a Thanksgiving, il giorno dopo (venerdì) gli americani cercano di smaltire la ciccia di troppo facendo shopping. E' in fatti un giorno speciale. Il giorno dei saldi più folli dell'anno. Una sola parola scritta ovunque: SALE. Tutti i negozi applicano prezzi scontatissimi alla merce, ma solo ed esclusivamente per questo giorno troverete le superofferte! E si tratta di veri sconti, non come quelli italiani. I negozi aprono prima e chiudono più tardi. Ma quando dico prima intendo che molti aprono addirittura alle 4 del mattino, ma in media alle 6 è già tutto aperto! Credevo che nessuno avesse il coraggio di svegliarsi così presto e invece mi hanno assicurato che c'è gente che dorme fuori dalla porta del negozio col sacco a pelo per assicurarsi la pole position! File chilometriche di malati dello shopping si formano anche ore prima dell'apertura, già verso le 2-3 del mattino. Tutti hanno già ben chiaro in mente cosa comprare. Perché si sa "chi primo arriva"... Piani d'azione vengono studiati da famiglie intere che si preparano davanti alla porta a vetri, pronti per la sfida. Mamma all'abbigliamento settore donna, papà agli elettrodomestici, figlia ai profumi e prodotti di bellezza e figlio più piccolo al settore informatica. La nonna è troppo vecchia, non può correre e verrebbe inghiottita dall'orda selvaggia, ma la sedia a rotelle su cui viaggia potrebbe essere un 'ottima arma per eliminare la concorrenza in velocità. 3... 2... 1... shopping!

venerdì 23 novembre 2007

Thansgiving - Il tacchino risparmiato

Sono sopravvissuto anche al secondo Thanksgiving in America. E pensare che avevo proprio cominciato questo blog con un post su Thanksgiving e l'origine della festa (http://andyseattle.blogspot.com/2006/12/thanksgiving.html). Quest'anno però festa meno americana e un po' più italo-canadese. C'erano risotto con funghi e zafferano e roastbeef con patate al forno, ma i tradizionalisti non han fatto mancare il prosciutto arrosto (ham), patate dolci con marshmallow e smashed potatoes. E invece di pecon pie o pumpkin pie, un italianissimo tiramisù. Sì tacchino: quest'anno abbiamo preferito il maiale a te. Quest'anno sei stato risparmiato e potrai continuare a fare il tuo gobble gobble (glu glu per gli italiani che non parlano il tacchinese americano) scorrazzando per l'aia. Ma tacchino più tacchino meno... Secondo i dati del 2006, solo per la Festa del ringraziamento sono stati fatti fuori 46 milioni di tacchini!!! In Italia sarebbe quasi un tacchino a testa. Tacchino spennato, infornato, aspettato per ore, tagliuzzato, servito con patate al ringraziamento, servito nel panino il giorno dopo e servito come zuppa due giorni dopo, finito nella pattumiera al quarto perché, diciamolo, dopo un po' uno non ne può più.

martedì 20 novembre 2007

American breackfast - Dolci e pane

Dopo uova e bacon non posso poi fare a meno di parlarvi di pani e focaccine che trovate nel tipico piatto della colazione americana. Un classico sono i pancakes, una sorta di crepe lievitata servita con burro e l'immancabile sciroppo d'acero o miele. Se non volete la pila di focaccine alla Homer Simpson, vi consiglio il french toast: pane da toast immerso in uovo, panna e spezie varie e quindi fritto. Servito con una spolverata di zucchero a velo è ottimo con la marmellata. Per qualcosa di più "leggero" mi butterei sugli english muffins, panetti morbidi da aprire a metà e riempire a piacimento. Questo non va confuso col famoso american muffin, una piccola tortina dolce in stampini di carta. Potete trovare muffins di vari gusti, ma il più famoso rimane il blueberry (mirtilli) muffin. Tra i miei preferiti sono poi gli scones: paninetti dolci semplici oppure con raspberries (lamponi) o blueberries. Sennò c'è il classico toast, fette di pane tostato il più delle volte imburrato ancora caldo cosicché il grasso si scioglie e si assorbe nel pane rendendolo più morbido. Ma ricordate: non si può ordinare semplicemente toast, dovete specificare il tipo di pane che volete: bianco, cereali, integrale... di solito la lista che propongono è infinita!

giovedì 15 novembre 2007

American breakfast - La carne

Se in ambito culinario all'Italia viene facilemente associata la pasta, se pensiamo agli Stati Uniti è invece facile associare il bacon, altro componente essenziale nella colazione americana. Il bacon non è altro che la nostra pancetta, ma mentre da noi cotta viene di solito usata a cubetti, qui è normale trovarla a strisce. Ne esistono di tutti i tipi per soddisfare tutti i palati: affumicato, aromatizzato, alle mele, di maiale, pollo o tacchino, anche se quello di maiale rimane il classico. Viene servito di solito bello croccante, tant'è che per mangiarlo potete utilizzare anche le mani. Ma anche qui il bacon non è l'unico tipo di carne che potete ordinare nel piatto della vostra colazione. Potete ordinare anche del canadian bacon, che non è altro che una fetta di prosciutto tagliata grossa e cotta alla piastra. Oppure in alternativa potete chiedere sauseges (salsiccia), ma poi dovrete specificare se la volete intera o patty (a polpetta). Dipende dai posti ma anche qui ne potete trovare di tutti i tipi: dolci, italian style (leggermente piccanti e con l'aggiunta di semi di finocchio), piccanti... Tutte comunque all'insegna della leggerezza!

venerdì 9 novembre 2007

Il dito da sei milioni di dollari

E' passato un mese da quando mi sono tagliato il dito e mi hanno suturato con 3 punti. Il mio dito ora sta che è una meraviglia e la cicatrice si vede appena. Ieri è arrivato il conto a casa.
Fee: $62.
Pharmacy: $40.57
Sala operatoria: $490.
Avere un dito ricucito: priceless.
Ma vi rendete conto? $600 totali per aver aspettato 7 ore al pronto soccorso e ricevere 3 punticini dall'assistente della dottoressa. Ringraziando il cielo, paga l'assicurazione. Manco fosse un dito bionico!

lunedì 5 novembre 2007

American breakfast - Le uova

Domenica sono andato a fare colazione. La classica colazione americana che non ha niente a che vedere con la nostra "brioche e cappuccino", ma è praticamente un pranzo che prevede uova, carne e pane. Eh sì, ma la scelta è mica semplice! Dovete aver ben chiaro in testa cosa volete ordinare. Che se ordinate semplicemente due uova, bacon e del toast, come minimo vi verranno fatte altre 5 domande. Dovete essere precisissimi. Cominciamo a parlare delle uova. Anche noi in Italia abbiamo diversi modi di cucinarle, ma in America la differenza tra un tipo e l'altro è veramente sottile. Se volete un uovo cucinato da entrambi lati finché il rosso sia completamente solidificato ordinerete un "over hard egg". Lo ordinerete "over medium" se volete invece che il tuorlo un po' più solido, ma ancora liquido. Se invece lo volete cucinato su entrambi i lati, ma con un tuorlo liquido ordinate un "over easy", anche chiamato "runny" o "sunny side down". Sarà invece "sunny side up" se lo cucineranno da un solo lato: il tuorlo sarà liquido, ma l'olio di cottura può essere utilizzato per ungere la parte superiore dell'uovo. Le "scrambled eggs" sono le uova sbattute e cucinate con l'aggiunta di un po' di latte. Sono sicuro comunque che i nativi potrebbero trovare altri modi di chiamare e cucinare le uova per il breakfast.

lunedì 29 ottobre 2007

Happy Birthday to me!


Happy Birthday to you,
Happy Birthday to you,
Happy Birthday Mr. Callegari,
Happy Birthday to you

Thank's Mr. Callegari
For all the things you've done
The curling games you've won
The way you deal with US mice
And our problems by the ton,
We thank you - so much.

Everybody Happy Birthday!

giovedì 25 ottobre 2007

The big bang disproves the Bible

I sostenitori del crazionismo sono tornati all'attacco e l'altro giorno in downtown m'hanno rifilato un opuscoletto che cerca di convincermi su alcuni punti. Questo il più simpatico (si perché a me vien solo da ridere)... La teoria del "Big Bang" va contro i principi scritti dalla Bibbia quindi come fare per confutarla? Ecco qui la spiegazione mooolto scientifica che danno, ve la riporto in inglese nel testo originale:
"Try and think of any explosion that has produced order. Does a terrorist bomb create harmony? Big bangs cause chaos. How could a big bang produce a rose, apple trees, fish, sunsets, the seasons, humming birds, polar bears - thousands of birds and animals, each with its own eyes, nose and mouth? Here's an interesting experiment: empty your garage of every piece of metal, wood, paint rubber and plastic. Make sure there is nothing there. Then wait for 10 years and see if a Mercedes evolves. I'm serious. Try it. If it doesn't appear, leave it for 20 years. If that doesn't work, try it for 100 years. Then try leaving it for 10,000 years. Hard to believe? Then here's what will produce the necessary blind faith to make the evolutionary process believable: lieve it for 250 million years. Cerebellum liposuction."
Ma la liposuzione al cervello se la sono fatta loro! Ma vi pare possibile? Qui non è questione di essere credenti o meno. Qui è l'ignoranza che dilaga! Questa non è scienza! Allora provate questo esperimento: prendete un sostenitore del crazionismo, isolatene il cervello e provate a vedere se dopo 10, 100 o 10mila anni si forma qualche connessione neuronale. Che ci sia speranza?

domenica 7 ottobre 2007

ER - Il sistema sanitario americano

Voglio prendere spunto da un episodio che mi è capitato la scorsa settimana per parlare brevemente del sistema sanitario americano. Mentre l'altra sera cercavo di tagliare una bistecca, accidentalmente mi sono tagliato pure il dito. Nulla di estremamente grave, ma essendo il taglio parecchio profondo ho deciso di andare al pronto soccorso. La vicina s'è offerta di accompagnarmi, ma la prima domanda che mi ha fatto è stata: "ce l'hai l'assicurazione medica?" Sì perché l'assicurazione medica in un paese dove non esiste un sistema sanitario pubblico, sembra essere requisito fondamentale per poter essere curati senza problemi. Lavorando per l'università, ho fortunatamente una buona copertura. L'università paga circa $500 al mese per la mia assicurazione a cui devo aggiungerne solo altri 25. Molto conveniente e mi devo ritenere una persona fortunata. In realtà in america non esiste un vero e proprio sistema sanitario: il sistema si basa prevalentemente sulle assicurazioni, un sistema privato che di fatto agevola solo chi se lo può permettere. Non c'è quella che viene definita copertura universale che per esempio in Italia permette a tutti di avere una cura. In America 46 milioni di persone non hanno un'assicurazione sanitaria e altri milioni hanno una copertura molto bassa. E se pensate che hanno un aspettativa di vita più bassa della nostra e una mortalità infantile doppia rispetto a quella degli altri paesi industrializzati (e pure di Cuba!), bhé... allora forse c'è qualcosa che non funziona... Ma la maggior parte accetta questo sistema e difficilmente ci saranno dei cambiamenti radicali. Non mi dilungherò sui vari pro e contro di questo sistema e non voglio nemmeno farne un dicorso politico. In ogni caso arrivato al'ER dell'ospedale universitario, dopo aver fatto l'anamnesi ho aspettato 5 ore prima di vedere un dottore. Purtroppo ci sono stati due casi urgenti che hanno occupato tutti, mentre il mio dito sanguinante era solo un codice verde e poteva aspettare. Sono riuscito ad entrare in ambulatorio verso le 4 del mattino. Risultato? Dopo varie peripezie e l'assistente che doveva pure imparare a suturare e che ho cercato di rassicurare visto che aveva la mano che tremava (ma vi pare???), il mio dito ha ricevuto 3 punti. Dalle 10.30 della sera prima sono uscito dall'ospedale alle 5 passate del mattino: giusto in tempo per fare colazione, spedire una mail che non sarei andato a lavoro e andare a nanna.

lunedì 1 ottobre 2007

Driver Licence - La patente in america

Finalmente! Finalmente ho una macchinina! Ho aspettato a lungo, ma adesso posso cominciare anch'io ad inquinare un po' il nostro pianeta (purtroppo...) con una Kia Sephia vecchia di 10 anni. Per guidare un auto negli Stati Uniti, se avete un domicilio qui, è necessari farsi la driver licence, patente americana, il che implica rifare l'esame scritto e il test di guida. A dirsi sembra terribile se pensiamo alle domande trabocchetto a risposta multipla dell'esame italiano, al librone da studiare con i mille cartelli stradali, alle guide che abbiamo dovuto sostenere e non da ultimo per importanza al prezzo (esagerato) che si paga per averne ottenere la licenza. Qui in america a tutti (e con tutti intendo anche gli stupidi) è data la possibilità di guidare una macchina. Ogni stato ha la sua legislazione, ma credo che più o meno le regole siano piuttosto standard. Differenza numero uno: la patente la potete ottenere a 16 anni. Il libricino su cui studiare ha 70 pagine di cui probabilmente 10 di introduzione e altre dieci su come accendere la macchina. I segnali vengono "spiegati" a gruppi e tutto comunque è trattato in modo mooooolto superficiale. E niente teoria su motore e meccanica della macchina! Un libro per gli esercizi non esiste. Il test si svolge al computer dovete rispondere esattamente ad almeno 20 domande su 25. Sono domande a risposte multipla e a molte si può rispodere per esclusione... sembrano le domande di entrata di "chi vuol essere milionario". Non c'è l'aiuto da casa, però se non sapete cosa rispondere ad una domanda potete saltarla perché ne avete 3 di riserva! Costo per l'iscrizione: $45. Se non lo passate la prima volta potete rifarlo entro 24 ore. Se non lo passate la seconda avete un altra possibilità dopo alcune settimane. Se non lo passate la terza, allora siete veramente dei deficienti e dovete pagare di nuovo una sovrattassa. Passato lo scritto, vi recate con una macchina qualsiasi munita di assicurazione al Departement of Licensing per il test di guida. Non dovete pagare nulla perché il prezzo è già compreso nei $45 che avete pagato all'inizio! Qui potreste avere qualche problema perché magari non siete abituati a guidare sulle strade americane (ad esempio che i semafori si trovino dall'altro lato dell'incrocio e che se vi fermate sotto siete in mezzo a suddetto incrocio...), ma normalmente qui è più facile che in Italia. Tutti rispettano i limiti e rari incazzati al volante che strombazzano. Poi vi tolgono 4 punti per ogni cavolata che fate, ma anche qui dovete passare con almeno l'80% di punteggio. Dove vi fregano? Spesso per cavolate... Per esempio se parcheggiate in pseudosalita, parcheggio perfetto con tanto di freno a mano tirato, ma non girate le ruote anteriori nel senso del marciapiede sono 4 punti in meno. E poi quel giorno dovete farvi venire il torcicollo a forza di girarvi per vedere le macchine che arrivano, che guardare negli specchietti non basta! Ma alla fine niente di diverso da quello italiano a parte quando vi chiedono di fare cose strane tipo, dopo che avete svoltato ad un incrocio a destra, mettere la retromarcia e ritornare a parcheggiare sulla strada da cui siete usciti (!). Guarda te a uno cosa tocca fare dopo 10 anni che guida!

domenica 30 settembre 2007

Red Bull Soapbox Race

Un altro week end all'insegna del divertimento in quel di Fremont, che per l'occasione ospita la Soapbox race sponsorizzata dalla Red Bull. Si tratta di una gara per macchine senza motore costruite in casa. Il percorso è stato creato sulla discesa della Fremont Ave e la partenza era a pochi passi da casa. Il quartiere è letteralmente impazzito per due giorni ed era difficile trovare pure parcheggio. L'affluenza delle persone alla gara è stata enorme nonostante il tempo non fosse dei migliori. Tant'è che lungo la strada tale era la folla che era impossibile seguire qualcosa se non dal megaschermo installato per l'occasione nel vicino campo da baseball. Le "macchine" non erano delle semplici macchine perché per quasta competizione vengono create nelle forme più strane, dato che oltre alla velocità vengono valutati intrattenimento per il pubblico e originalità dell'idea. Erano in gara 37 macchine e non tutte sono arrivate all'arrivo. Alla partenza c'era una curva parabolica che ha fatto varie vittime, come pure quella a metà del percorso. A vincere alla fine una riproduzione in cartone del furgoncino dell'A-Team con tanto di sosia di P. A. Baracus nella squadra. Poi tra i più apprezzati dal pubblico la riproduzione a 4 ruote del Troll di Fremont, il water gigante con tanto di sciaquone, la macchina fotografica polaroid e il sushi roll con le uova di salmone. Che se non sei un po' pazzo questa gara non la puoi fare.

venerdì 28 settembre 2007

Mariners Seattle

Uno sport a cui ho cominciato parecchio ad appassionarmi qui in america è di sicuro il baseball. Non starò qui a dilungarmi sulle regole del gioco perché mi ci vorrebbe moooolto spazio e perché poi potete benissimo leggerle ad uno di questi indirizzi web che vi lascio tra parentesi (www.fibs.it, www.mlb.com, http://en.wikipedia.org/ wiki/Baseball). Infatti non è solo questione di tirare, ribattere con la mazza e correre per rubare le basi... anche se alla fine questo è il modo migliore per riassumere i fondamentali del gioco.
Quello che volevo descrivervi in questo post sono le sensazioni che provo ogni qual volta vado a vedere una partita direttamente allo stadio. La squadra di baseball di Seattle, i Mariners, sono una buona squadra che gioca nella Major league americana. I prezzi per una partita variano dai $10 a cifre incredibili per i posti in prima fila, per cui si può dire che è uno sport per tutte le tasche. Prima di entrare allo stadio è quasi un rito ritrovarsi a bere qualcosa nei vari pub dei tifosi nel quartiere, sia per fare due chiacchiere pre-partita sia perché all'interno le bevande costano praticamente il doppio. Uno da casa si può portare tutto il cibo che vuole e proprio il cibo sembra una delle cose di cui non si può fare a meno per seguire una partita di baseball. Mentre gli atleti flettono i muscoli per raggiungere una base o per rincorrere una palla, migliaia di persone si ingozzano con le più svariate schifezze e ingurgitano litri di birra. La situazione più caratteristica è avere un pacchetto formato bambino di pop-corn o dei peanuts (arachidi) da sgusciare, ma immancabili sono anche hot-dogs e garlic fries (le patate fritte all'aglio... o è aglio con delle patate fritte?). Bucce e scorie varie si possono buttare tranquillamente perterra: è concesso. Ma poi c'è il gioco nel gioco: lo show all'americana. Che a volte più che a una partita di baseball mi sembra di essere in un parco dei divertimenti. E allora durante le pause via sul megaschermo a scommettere se vincerà nella corsa virtuale la macchinina rossa, quella verde o quella gialla; e a risolvere gli anagrammi con i nomi dei giocatori o alcune domande di trival-baseball. E perché no? E' sempre il momento di una bella lotteria! A sorte vengono estratti i numeri di alcuni posti a sedere e il premio viene consegnato in diretta al "fortunato". I premi? La scorsa settimana una persona ha vinto 140 cups di noodles e un'altra 30 kg di peanuts!!! In un'altra occasione io sono riuscito ad accaparrarmi una maglietta (purtroppo taglia XL americana) dei Mariners che la mascotte della squadra, Moose (un alce), lanciava verso il pubblico. La scorsa settimana poi dopo aver visto i primi 7 innings dagli spalti più alti, ci siamo spostati in 4 fila perché non controllano più tanto i biglietti. Wow! Tutto un altro vedere quasi a contatto con pitcher, batter e runners. Così son finalmente riuscito a vedere più da vicino anche l'idolo dei fans, ma soprattutto delle ragazze, Ichiro Suzuki (nella foto), per tutti Ichiro e basta. Questo giocatore giapponese oltre ad essere famoso per la sua bravura, attira l'attenzione per la bella presenza e per i gusti raffinati che manifesta in ambito culinario e di vestiti (tra l'altro pare che il suo dolce preferito sia la panna cotta!). Inoltre tutti lo ricordano per la sua mossa prima di battere: distende il braccio con la mazza alzata a mò di spada quasi a prendere la mira sulla pallina, si tira su il risvolto della manica e quindi attende il lancio. Non perde mai occasione di mostrare questa "gestualità" propiziatorio-scaramantica tant'è che anche i bimbi ormai lo imitano nelle loro partitelle.
Che altro dire... la stagione del baseball è oramai alla fine... Non mi resta che attendere il prossimo anno per qualche altra bella partita.

lunedì 24 settembre 2007

American Oktoberfest

Dopo il villaggio in stile bavarese a poche ore da Seattle, non poteva mancare in questo periodo una bella festa della birra, un bell'Oktoberfest per la precisione. La festa s'è tenuta a Fremont nel weekend ed è stata votata dal giornale USA Today come una delle Top 10 Oktoberfests nel mondo. Spero che l'originale di Monaco sia al primo posto, ma ad ogni modo ho particolarmente apprezzato questa versione americana. Come da legge per entrare nel beer garden recintato e sorvegliato dalla polizia bisognava avere più di 21 e presentare un I.D. All'interno vari tendoni ospitvano circa 35 birrerie diverse per un totale di più di 70 birre diverse da assaggiare. Ogni birra infatti veniva servita in un bicchierino da degustazione fornito all'entrata. Tra le più originali che ho assaggiato: la Lazy Boy Porter con una punta di caffé e cioccolato che le danno profondità e complessità; la Stranger Big Double Trouble IPA, miscela di malti inglesi e americani che bilanciano l'enorme profilo di luppolo (varietà Chinook, Athanum and Amarillo) che porta l'IBU (l'indice di amarezza di una birra) a 100 (che è il massimo livello); e poi la pumpkin Pale Ale della Pacific Rim aromatizzata alla zucca, non tra le mie preferite, ma sicuramente originale; la Old Rasputin Russian Imperial Stout della North Coast l'ho scelta per il nome, ma è stata anche una delle migliori stout che abbia mai assaggiato. I nomi curiosi erano molti comunque: Arrogant Bastard Ale, Deadguy e Rocktoberfest solo per citarne alcune. Comunque non preoccupatevi... non le ho provate tutte!

venerdì 21 settembre 2007

Pinocchio, Strombòli & Co.

Che la Disney avesse scopiazzato da fiabe europee per creare i suoi primi cartoni animati lo sanno tutti. Però se uno copia deve saperlo fare bene! Prendiamo l'esempio di Pinocchio. "Le avventure di Pinocchio" è un romanzo scritto da Carlo Collodi pubblicato nel 1881, che la Disney ha trasformato in cartone animato nel 1940. In realtà il libro di Collodi presenta varie differenze rispetto alla trasposizione cinematografica, ma dato il successo popolare della Disney spesso i bambini (e i grandi) non sanno la vera storia. O credono di saperla, ma in realtà conoscono solo la versione animata. E qui in America più che altrove si fa sentire. Per esempio tutti pensano che Pinocchio finisca nella pancia di una balena, quando in realtà Pinocchio viene inghiottito da un tonno (quello che finisce nella balena è Giona nella Bibbia... e forse manco lui). Capisco in effetti che per esigenze tecniche tutti (Geppetto, gatto, pesce rosso e Pinocchio) nella pancia di un tonno non avrebbero trovato abbastanza spazio, però...
E Geppetto? Geppetto da falegname diventa un fabbricante di giocattoli. Per non parlare poi del vestito alla tirolese di Pinocchio! Dove sono i vestitini di carta da zucchero e il cappello di mollica di pane? E gli zoccoli di legno? E poi mancano i rigidi e baffuti carabinieri col gran mantello nero che danno quel tocco di italianità alla fiaba. Solo per citare alcuni degli scomparsi.
Ma quello che mi ha fatto sorridere sono i nomi di alcuni personaggi che cambiano completamente: la fata turchina cambia colore e diventa the Blue fairy e più che una fatina sembra una diva di hollywood degli anni 40; il grillo parlante si sceglie un nome americano, si veste con giacca e cilindro e diventa Jiminy Cricket; ma quello che fa più ridere è il Mangiafuoco che diventa Strombòli, con l'accento sulla seconda o, che se dite Stròmboli non vi capiscono.
La condensazione operata rispetto al libro ha portato ad allargare le parti di alcuni personaggi ma a sacrificarne molti altri , ma come ha osservato la Disney "Pinocchio presentava il problema di un'eccessiva ricchezza di materiali, cosicché i soggettisti dovettero restringere il testo di Collodi in una trama compatta". Eccerto mica possiamo fare un po' di cultura, bisoganva farne un prodotto di largo consumo per essere venduto. Così Disney prese Pinocchio lo forgiò a sua immagine e somiglianza ed eliminò quel po' di cultura e folclore locale. Naque così il Pinocchio globale...

domenica 16 settembre 2007

Jennifer Gentle

E chi l'avrebbe mai detto che proprio a Seattle sarei riuscito ad andare al concerto di una band padovana (nata ad Abano Terme per l'esattezza)? Ieri al "Sunset Tavern" di Ballard nell'ultima data del loro tour (45 tappe!!!) negli Stati Uniti si sono esibiti i Jennifer Gentle. Quasi sconosciuti ai più in realtà sono una delle nuove band da tenere sott'occhio e di cui potremo sentirne parlare molto in futuro. Il genere musicale è definito come psychedelic avant-pop o psychedelic rock, genere musicale che vide il suo massimo splendore in Inghilterra e USA alla fine degli anni '60. E i suoni che riproducono hanno tutto il fascino retrò di quegli anni. Gli attuali componenti della band sono: Marco Fasolo, membro fondatore, (voce, chitarra), Francesco Candura (basso), Liviano Mos (tastiere) , Andrea Garbo (chitarra) e Paolo Mongardi (batteria).
Il primo album I am you are risale al 2001. Nel 2005 dopo un breve tour negli States, i Jennifer Gentle firmano un contratto con la casa discografica americana SubPop, celebre tra l'altro per aver lanciato i Nirvana. Il loro terzo album, Valende, uscito nel gennaio 2005, è il primo disco italiano dall'etichetta di Seattle. A questo segue nel giugno 2007 The Midnight room quarto album in studio dei Jennifer Gentle, a cui a fatto seguito proprio il tour americano che sono andato a vedere. Il locale era piuttosto piccolo, ma varie band mossero i primi passi proprio da posti come questo. C'erano circa una 50 di persone all'esibizione e di certo il gruppo sa come intrattenere il pubblico. Meritano l'attenzione che gli stanno dando e chissà che in futuro non possano avere un pubblico di ascolto più ampio. In bocca al lupo!

martedì 11 settembre 2007

Day 6: From Astoria to Aberdeen - Crossing the border

Il viaggio si sta per concludere. Un lunghissimo ponte di metallo di 6,5 km ci fa attraversare la foce del Columbia River da Astoria (Oregon) a Megler (Washington). Proprio nello stato di Washington si trova l'ultimo tratto della 101 che gira attorno all'Olympic Peninsula per terminare poi ad Olympia, capitale dello Stato.
Prima tappa a Cape Disappointment. Una parte della superficie del parco è occupata da installazioni militari risalenti al 1860 costruite a guardia della Pacific Coast e della foce del Coloumbia. In realtà quello che rimane sono poco più che ruderi, ma questo parco è interessante per la presenza di due Lighthouses. The North Head Lighthouse costruito nel 1898 è costruito su uno dei posti più ventosi dello stato di Washington: il record è del 1921 con raffiche di vento che toccarono i 126 miglia orari, ma sono comunque frequenti misurazioni superiori ai 100. Due miglia più a sud si trova il Cape Disappointment Lighthouse con il suo colore bianco e nero. Una curiosità: siccome i due fari si trovano molto vicini, per poter essere distinti mentre North Head usa una luce bianca fissa, cape Disappointment alterna lampi bianchi a lampi rossi.
Procedendo sulla 101 si attraversano poi paesaggi stupendi e varie cittadine tra cui Ilwaco, South Bend, Raymond e Aberdeen. Nessuna di quest'ultimedegna di vera attenzione. Aberdeen in particolare è una città portuale e industriale piuttosto bruttina ed è degna di menzione solo perché è la città natale dell'icona grunge Kurt Cobain.C'è da dire che la Washington Coast è sicuramente più selvaggia di quella dell'Oregon e in futuro meriterà una visita più attenta.
Il nostro viaggio nel North-West finisce qui, ma i posti da visitare sono ancora moltissimi per cui... al prossimo viaggio!

domenica 9 settembre 2007

Day 6: Oregon Coast - From Cape Meares to Cannon Beach

Altre 65 miglia da percorrere insieme sulla 101 nel post di oggi. Tempo uggioso per tutta la giornata. Prima sosta a Oceanside. La spiaggia: magnifica. Il mocha e il bluberries muffin che ho mangiato nel piccolo caffè con vista sull'oceano: superbi. Immaginatevi una pioggerella leggera che scende verso le 9 del mattino, in questo paesino di pescatori avvolto dalle nebbie. Poche persone in giro: di certo non è una giornata per stare in spiaggia. Ma voi siete lì. Al calduccio nell'accogliente caffé che vi sorseggiate il vostro caffé-cioccolato bollente e vi soffocate col vostro ipercalorico muffin. E dalla finestra guardate le onde che si infrangono sui tre monoliti basaltici che caratterizzano questo pezzo di costa. Insomma sarei rimasto lì immobile per giorni...
Basta sognare! e ritorniamo sulla strada. Sosta successiva a Cape Meares (un'altro dei tre capi compresi nel Three Capes Loop). Qui si trova un lighthouse del 1890 alto solo 38 feet (11.5 metri) con fantastica visuale sulla costa rocciosa. Proprio alcune di queste rocce sono popolate da colonie di uccelli che mischiano le loro grida al rumore delle onde.
Dal loop siamo tornati quindi sulla 101 per visitare Tillamook, o meglio per visitare la famosa Cheese Factory, una tra le dieci attrazioni più visitate dell'Oregon. Ma non aspettatevi di vedere pezze di formaggio rotolare in giro per lo stabilimento: qui il formaggio esce in parallelepipedi sotto vuoto, senza buccia... una fabbrica di sottilette insomma. Altro che Asiago, Pecorino, Parmigiano, Dobbiaco o Gorgonzola!
Altri dieci miglia e breve sosta sul ciglio della strada per alcune foto alle Three Graces (nella foto), tre monoliti molto pittoreschi che sono sormontati da alcuni alberelli.
E quindi l'arrivo a Cannon Beach, una delle più famose spiaggie dell'Oregon Coast. Ci sono accessi a sud e nord della spiaggia per godere da diverse angolazioni di Haystack Rock, un monolite di 235 foot (72 metri) che trovate in tutte le cartoline. Vicino a questo altri due alti e sottili conosciuti come The Needles. Di solito sono fotografati con la luce dell'alba, io li ho visti con pioggia, vento e nebbia. Sembra comunque che pochi eletti riescano a vederlo col bel tempo...

mercoledì 5 settembre 2007

Day 5: Oregon Coast - From Otter Rock to Cape Kiwanda

E il viaggio continua. Otter Rock è la successiva città che incontriamo. Qui si trova un'altro dei siti più visitati dell'Oregon Coast: il Devil's Punch Bowl. Si tratta di una grotta il cui tetto è crollato e modellata dall'acqua nel corso del tempo. Durante l'alta marea e specialmente durante temporali in periodo invernale, le onde dell'oceano entrano dall'apertura in questa formazione rocciosa che assomiglia appunto a una ciotola.
Sul percorso ci sono poi Depoe Bay, che vanta il porto navigabile più piccolo al mondo e Lincoln City, che si vanta invece di avere il fiume più corto del mondo: il D River lungo solo 120 feet (37 metri).
E sul fine della giornata una vera chicca: Cape Kiwanda (nella foto). Cape Kiwanda fa parte del Three Capes Scenic Route (insieme a Cape Meares e Cape Lookout). Chi arriva alla spiaggia si trova davanti a un promontorio di arenaria parzialmente protetto da un monolite di basalto. E' un punto di ritrovo per numerosi surfisti che con i loro trucks possono arrivare fino al bagnasciuga. Sembrava di stare sul set di "Un mercoledì da leoni", film cult degli anni '70.
Vi aspetto per cavalcare la prossima onda!

mercoledì 29 agosto 2007

Day 5: Oregon Coast - From Cape Perpetua to Newport

E via verso nord guidando sulla 101. Non c'è che dire: bisognerebbe fermarsi ogni miglio per ammirare un nuovo panorama e fare una nuova foto. Un ottimo panorama lo potete avere da Cape Perpetua: dalla foresta ad un altezza di 802 feet potete ammirare in basso le onde infrangersi sulla scogliera; da qui potete pure ammirare anche il famoso Davils Churn, una fessura nel basalto che dà vita a spettacolari azioni delle onde.
Proseguendo per la strada ci siamo fermati quindi al Seal Rock State Park. Il tempo non era dei migliori, ma che fascino questa spiaggia con la nebbia! Vicino alla spiaggia ci sono un sacco di formazioni rocciose e isole che affiorano dall'acqua, che sono la casa di numerose specie di volatili. La più grande è chiamata the Elephant Rock, roccia estrusiva residuo di antica attività vulcanica e levigata dalle onde nel corso del tempo.
1o miglia ancora e arrivate a Newport, sede dell'Oregon Coast Aquarium (www.aquarium.org). All'acquario è possibile vedere tra l'altro anche otters (lontre), seals (foche) e sea lions (leoni marini), nonché alcuni uccelli marini e percorrere il "passage of the Deep", un tunnel trasparente sottacqua che passa attraverso una piscina con squali, razze e una serie infinita di pesci di profondità. A Newport, il Nye Beach Historic District offre vari posti in cui mangiare pesce, fare shopping o semplicemente ammirare gli affreschi a soggetto marino che riempiono le facciate degli edifici. Poco lontano merita una visita il Yaquina Bay Lighthouse, l'unico faro completamente in legno dell'Oregon Coast. Il faro è direttamente attaccato all'abitazione del capofaro che funge oggi da museo. Ogni stanza è arredata secondo lo stile di fine ottocento con ricostruzioni minuziose dei particolari. E che ne pensate della vista di cui si poteva godere dalla finestra del secondo piano?

martedì 28 agosto 2007

Day 4: Oregon coast - Heceta lighthouse

Il faro di Haceta Head è uno dei più visitati e fotografati degli Stati Uniti. E non a caso. Il nome deriva dal marinaio spagnolo Don Bruno de Haceta che fu il primo a documentare su una mappa questo capo durante una missione nel 1775. La costruzione del faro iniziò nel 1892. Il risultato fu la creazione di una torre alta 56 feet (17 metri) situata su una scogliera a 150 feet (46 metri) dal mare. E' il più potente faro della costa dell'Oregon che grazie a un sistema di lenti di Fresnel di primo ordine riesce ad illuminare fino ad una distanza di 21 miglia (34 km). Vicino alla torre vennero costruiti poi due ripostigli dove veniva custodito l'olio per alimentare la fiamma del faro. L'olio veniva tenuto in due zone distinte, così in caso di incendio di una costruzione, si poteva sempre contare su quello contenuto nell'altra. Il capo faro e i suoi due aiutanti vivevano con le proprie famiglie in due vicine abitazioni identiche in stile Queen Ann. Nel 1963 il faro venne automatizzato cosicché l'uso di un custode non si rese più necessario. Una casa venne venduta, smontata e ricostruita in un altra città, mentre vicino al faro ne rimase solo una. Quest'ultima è oggi utilizzata come Bed & Breackfast. Potete sciegliere tra 6 stanze diverse, arredate secondo lo stile dell'epoca, con panorami sull'oceano, sul faro o sulla foresta. Il breakfast con 6 diverse portate fa poi di Cape Heceta un posto chic che molte coppie scelgono per un week end romantico. I prezzi? Dai $150 ai $250 a notte a seconda del periodo e della visuale che volete.

giovedì 23 agosto 2007

Day 4: Oregon Coast - Dunes National Recreation Area

Credevo di essere arrivato sulla costa dell'Oregon... e invece sono a Firenze! Oddio! Ho attraversato un tunnel spazio-temporale e non me ne sono accorto? Ehi! Ma dove sono la cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto? E il ponte vecchio? Io qui ne sto attraversando uno di acciaio e cemento, ma intorno vedo solo dune di sabbia! Ah! Adesso ho capito! Sti americani! Anche i nomi delle città vanno a copiare! Sono a Florence sulla mitica 101 e le dune di sabbia che vedo fanno parte della famosa Dunes National Recreation Area. L'Oregon Dune si estende per 40 miglia sulla costa da Florence a Coos Bay. Il paesaggio formato nel corso di migliaia di anni per azione di vento, pioggia e oceano rappresenta qualcosa di unico. Alcune dune arrivano a essere alte 100-150 metri e vengono sfruttate per fare hiking e off road vehicle riding. Ci sono infatti aree appositamente riservate per noleggiare e usare le Dune buggies, le macchinine aperte con ruote grandi e gomme larghe appositamente studiate per scavalcare le dune. Comunque già passeggiare in una bella giornata lungo il bagnasciuga dell'oceano protetti su un lato da montagne di sabbia è una bella sensazione. E guardare i gabbiani che volano a pelo dell'acqua. O cercare conchiglie lungo la spiaggia. Scorgere il nido di alcune snowy plovers con i pulcini. Sedersi ad ascoltare le onde che si infrangono... con nessuno che grida: "Cocccooo bellllooooo!"



lunedì 20 agosto 2007

Day 3: Columbia River Gorge - The Waterfalls

Il Columbia River sorge nelle Rocky Mountains canadesi e dopo un lungo viaggio attraverso tutto lo stato di Washington si getta nel pacifico, definendo lungo la strada la maggior parte del confine tra Washington e Oregon. Il fiume una volta sfociava nell'oceano attraversando lo stato più centralmente, ma 15 milioni di anni fa, grandi flusi di lava ne alterarono il corso spostandolo più a sud. Come se non bastasse la topografia della valle cambiò ulteriormente 18mila anni fa durante durante una glaciazione dopo che le acque di un gigantesco lago (di cui oggi rimane ancora traccia), the Glacial Lake Missoula, si riversarono più volte nella valle devastandola. Così quella che vediamo adesso oggi è una gola ad U, che assomiglia un po' a un canion, in cui si notano colonne di basalto e sui cui lati trasformati in precipizi si trovano diverse cascate. Arrivando da nord abbiamo attraversato il Columbia river (ed il confine Washington-Oregon) tramite l'impressionante ponte in acciaio Bridge of the Gods, costruito sullo stesso posto di quello che la leggenda narra fosse un ponte di pietra naturale distrutto dall'ira degli dei. Quindi ci siamo visitati tutta una serie di cascate spettacolari che si trovano sulla riva meridionale del fiume: Horsetail, Oneonta, Multnomah, Wahkeena, Bridal Veil Falls and Latourell. Multnomah sicuramente è una delle più impressionanti: le acque, che cadono per 165 metri, si raccolgono in una piscina naturale da cui si forma un'altra cascata di 22 metri che si getta in una seconda piscina naturale. Comunque ognuna di queste cascate ha una sua particolarità e una sua bellezza. Per finire visita al Crown Point Vista House da cui si può godere di un fantastico panorama della valle verso est e ovest. Di solito è il punto di partenza di quelli che visitano la valle, che da Portland si dirigono verso Est. Io per motivi logistici l'ho fatta al contrario, seguendo a ritroso pure le indicazioni delle guide. E che non si può?

domenica 19 agosto 2007

Cascade pass and Sahale glacier

Piccola parentesi nel diario di viaggio tra Washington e Oregon per raccontarvi dell'escursione che ho fatto al Cascade pass e Sahale glacier. Sicuramente uno dei più begli hikes che ho fatto sulle North Cascade, forse anche perché queste montagne mi ricordavano un po' le Dolomiti.
Dettagli tecnici:
Dislivello: circa 2500 feet (800 m)
Lunghezza: 10 miglia (16 km)
Tempo di salita: 4 h
Tempo di discesa:3 h 00
Difficoltà: medio-difficile
Il trailhead si trova a 3 ore di auto da Seattle verso nord con ultimo tratto su strada sterrata. Già dal pacheggio c'è una bellissima visuale sulla valle e sul Mt Johannesbourg, dalle cui cime è possibile vedere vari ghiacciai. Il sentiero sale a zig zag in mezzo alla foresta e ci sono alcuni punti per ammirare meglio i ghiacciai dall'altra parte della valle. Usciti poi dalla foresta il sentiero continua per breve tratto su pietraia per arrivare infine al Cascade pass da dove è possibile ammirare altri ghiacciai e altri picchi ancora innevati. Curiosità: questo passo è stato usato per centinaia di anni dai nativi americani per scopi commerciali. Dal passo è possibile vedere varie marmotte (Hoary marmot) che sono leggermente diverse da quelle che si vedono sulle nostre Alpi (Alpine marmot). Qui sono più grandi, con il mantello più chiaro (hoary significa canuta) e una coda sorprendentemente lunga! Dal Cascade pass abbiamo fatto poi un altra oretta di strada per arrivare a vedere il Sahale glacier. Da togliere il fiato. Sia la strada per arrivarci che il panorama arrivati in cima. Ghiacciaio spettacolare da cui si originano varie cascatelle che vanno a confluire in un lago alpino blu-turchese. Inutile dire che se si ha una macchina fotografica non si smette praticamente mai di scattare. Comunque le marmotte non sono gli unici animali che abbiamo visto: anche chipmunks (avete presente gli scoiattolini con le righine marroni scure sulla schiena e testa? Cip e Ciop per capirsi... anche se la Disney gli ha tagliato la coda) che attraversavano spesso il sentiero, un golden-mantled ground squirrel (un altro tipo di scoiattolo che si differenzia dal chipmunk perché non ha le righine sulla testa) e pure un deer. Nella zona dovrebbero esserci pure dei black bears, ma purtroppo (o per fortuna?) non ho avuto occasione di avvistarli.

martedì 14 agosto 2007

Day 2: Mount Saint Helens - The Ape cave

Ma la parte avventurosa a Mt Saint Helens non è finita con la sola visione del cratere! Sul versante sud della montagna è infatti possibile visitare anche un tunnel naturale formato dalla lava: the Ape Cave. Quale miglior occasione per fare a finta di essere degli speleologi. Parcheggiata la macchina e pagato il fee di $5 abbiamo cercato l'accesso al tunnel. Non trovando subito un sentiero ben segnalato, ho chiesto informazioni su dove fosse la cave a un gruppetto di persone che stavano facendo pick nick.
"Do you know where is the Ape Cave?"
E loro: "Do you mean the big cave?" (Intendi la grotta grande?).
Al che gli ho risposto: "I think so" (credo di sì).
E gentilmente uno s'è offerto di farmi vedere qual'era il sentiero da prendere. Nessuna indicazione e alla fine eccocela davanti: una buia entrata nel terreno conduceva dentro ad una ancor più buia grotta. Non mi sono demoralizzato: la guida lo diceva che bisognava portarsi una lanterna e una pila di scorta, nonché vestirsi pesanti perché sotto faceva freddo... per cui... Sennonché dopo poco per accedere al vero tunnel serviva scendere delle scalette di ferro. Ma neanche questo m'ha fermato e ho esplorato fino in fondo questo tunnel per circa una quindicina di minuti. Un tunnel con stalattiti e stalagmiti laviche e varie formazioni rocciose che illuminavo con la mia torcia. Ritornato alla luce dove c'era chi mi aspettava e ritornati sulla strada, mi sono reso conto dalle indicazioni che quella che avevo appena fatto non era la famosa Ape Cave. Maledizione! Alla vera Ape cave ci siamo arrivati solo con altri 5 minuti di strada. Che dire: tutta un'altra storia. Svariati cartelloni esemplificativi, indicazioni e un accesso al sottosuolo tramite una comoda rampa di scale. E' si! Quella era la famosa Ape Cave! Uno dei più lunghi tunnel di lava del mondo! (E mi sembrava strano che non avessero messo delle indicazioni per i turisti!). Il tunnel di quasi 3,5 km si è formato dopo che la parte esterna di una colata lavica s'è solidificata esternamente, mentre quella più interna ne è fuoriuscita. All'interno del tubo rimangono indicazioni di successive colate laviche , differenti tipi di roccia da analizzare e pareti simil vetro formatesi dallo scioglimento delle rocce a causa di gas supercaldi circa 2000 anni fa. Anche Per questo tunnel comunque devono essere prese le precauzioni dette in precedenza: lanterna, torcia e giacca. Il buio è totale e man mano che si entra la temperatura scende ed arriva fino ai 5°C. Inquietante. Soprattutto se sono le 4 e mezza della sera e ormai non c'è praticamente più nessun turista o guida nella grotta. Solo voi, il rumore del vostro respiro, la luce della vostra piletta... (Per la cronaca: non sono ancora riuscito a trovare indicazioni sul primo tunnel che ho fatto!)

lunedì 13 agosto 2007

Day 2: Mount Saint Helens - La potenza del vulcano

Allora... lo sapete cosa accade se una montagna di 2950 metri, che in realtà è un vulcano, ricoperta da neve e ghiaccio, improvvisamente esplode tutto d'un colpo? Ovvio: il disastro è assicurato. Questo è quello che è accaduto al Mt Saint Helens (seconda tappa del nostro viaggio) il 18 maggio del 1980. Già diversi mesi prima dell'esplosione, a causa della vivace attività sismica, la zona era stata evacuata per sicurezza. Troupes televisive erano accorse sul posto in attesa di filmare l'evento. E quella domenica mattina di maggio sono stati accontentati. L'eruzione causò la disintegrazione di una parte della montagna rimpiazzando la cima con un cratere a forma di ferro di cavallo di 1,5 km. (Per la cronaca la montagna ora è alta 2550 metri). La frana fu di proporzioni incredibili. Seguirono esplosioni di lava, cenere e pietre incandescenti. Il vulcano ha polverizzato tutto nel giro di svariate miglia e anche più lontano gli effetti sono stati devastanti. La cenere si depositò fino a centinaia di chilometri di distanza. I ghiacci sciolti ricopersero di fango varie cittadine. Nell'eruzione persero la vita 57 persone, migliaia di animali, vennero distrutte 250 case, 50 ponti e svariate miglia di strade e binari ferroviari. Un ingente danno economico per lo stato. Tra le persone che hanno perso la vita, loro malgrado sono diventati famosi Harry Truman, un 84 che decise di non abbandonare la casa da cui viveva da 54 anni alle pendici della montagna e il cui corpo non è stato mai ritrovato, e il vulcanologo David Johnston che studiò fino alla fine il fenomeno: la sua stazione di osservazione fu investita da una nuvola di cenere calda un attimo dopo aver pronunciato le parole divenute poi famose "Vancouver! Vancouver! This is it!".
Oggi l'area attorno al Mt Saint Helens è un parco nazionale dal 1982 con stazioni di ricerca e centri di educazione e osservazione per i turisti che possono farsi un po' di cultura sui vulcani seguendo video e ricostruzioni dell'evento. Non è possibile scalare la montagna se non con appositi permessi, ma comunque lo spettacolo è già impressionante dalla stazione di osservazione più vicina. Il paesaggio anche dopo 27 anni ricorda quello lunare e anche più lontano dall'epicentro non rimangono che alberi secchi e bruciati. Il vulcano comunque è ancora attivo e lava continua ad uscire in modeste quantità dal duomo che s'è formato al centro del cratere.

giovedì 9 agosto 2007

Day 1: Mount Rainier - Il viaggio ha inizio

Vi sono mancato? Scusate per il lungo silenzio, ma ho approfittato di una settimana di vacanza per girarmi lo stato di Washington e una parte dell'Oregon. Un solo post però non mi basta per raccontare tutti i posti dove sono stato, per cui ho deciso di iniziare un diario del viaggio a puntate dove scriverò del fantastico Northwest. E di cose da raccontare ce ne sono una valanga...
Come molti sanno, le ultime tre estati le ho passate camminando in Spagna e in Italia per un totale di circa 1600 km a piedi. Quest'anno in una sola settimana sono riuscito a fare più di 2100 km: questa volta però ho usato una macchina a nolo...
Dopo aver riempito il bagagliaio e i sedili posteriori della Kia Rio arancione metallizzato, siamo partiti al mattino presto da Seattle alla volta del Mt Rainier National Park. Due ore e mezza e siamo all'entrata Sud-West del parco nazionale dove ad accoglierci c'è la tipica ranger dentro il tipico casello da cartone animato stile Yogi & Booboo. Pagato il fee dovuto, con la macchinina abbiamo cominciato ad arrampicarci su per la montagna. Tutto organizzato molto bene e tutti molto disponibili a dare indicazioni. Lungo la strada trovate punti informazione sui vari trails e indicazioni su dove potete pernottare. E già cominciano i primi scorci sui ghiacciai. E' una sensazione strana dopo 9 mesi che vedi la montagna in lontananza sullo sfondo di Seattle (tempo permettendo) essere finalmente così vicini al gigante. Il parco nazionale è stato creato nel 1899 attorno al Mt Rainier e occupa un'area di 235000 acri. La montagna, alta 14410 feet (4392 m), è in realtà un vulcano attivo ricoperto da 35 miglia quadrate di neve e ghiaccio e circondato da antiche foreste e prati ricoperti di fiori. Ma non serve essere degli scalatori per poter godere di magnifici panorami. Un'ottima strada arriva fino a Paradise dove c'è un centro turisti e da dove partono una serie di trails. Ce n'è per tutti i gusti: dai sentierini asfaltati lunghi poche miglia a quelli più impegnativi che risalgono i pendii della montagna. Ma vi immaginate cosa potrebbe succedere se per caso ci fosse un'eruzione? Un'idea l'abbiamo avuta visitando Mt Saint Helens... ma questa è un'altra storia.

domenica 22 luglio 2007

Mt Dickerman

Sveglia quasi all'alba per affrontare quest'hike sul mount Dickerman e alle 7 siamo già per strada. Al trail si arriva tramite la Mountain loop Highway, solo qualche miglio più avanti del trail dell'ultima volta (Lake 22). Partenza dalla base: ore 9. Il tempo non era dei migliori, ma nulla ormai ci poteva fermare.
Dettagli tecnici:
Dislivello: 3800 feet (1158 m)
Lunghezza: 8.5 miglia (13.6 km)
Tempo di salita: 3 h 30
Tempo di discesa:3 h 00
Difficoltà: medio-difficile
Il trail sale costantemente partendo da quota 1900 ft. Dapprima si snoda in mezzo a una fitta foresta che lascia passare poca luce. Via via che si sale la vegetazione cambia, lasciando il posto prima ad alberi più piccoli, poi ad alberi e arbusti. Lungo il percorso si incontra come al solito una splendida cascata. Il paesaggio è molto vario. Ci sono un sacco di fiori in questo periodo che rendono l'escursione davvero piacevole. Verso la sommità è possibile incontrare distese di piante di blueberries (mirtilli); non è ancora stagione, ma sono sicuro che ritornando a settembre sarebbe possibile riempirsi pancia e qualche borsa. Abbiamo incontrato un po' di neve in scioglimento nell'ultimo tratto, che comunque non ci ha impedito di raggiungere la vetta. Dalla cima c'è un ottimo panorama sulle montagne intorno.
Animali avvistati: 3 mountain goats (3 capre di montagna) e un hummingbird (colibrì). L'incontro coln l'hummingbird è stato particolare. Dovete sapere che questi uccellini sono attratti dal colore rosso ed io ero vestito con una maglia di un arancione molto acceso. Così mentre ero fermo per scattare una foto s'è avvicinato a pochissima distanza da me proprio perché attirato dal colore della mia maglia. Sbatte le ali ad una velocità impressionante, tant'è che potete sentire un rumore tipo ronzio. Dopo avermi fissato un po' fluttuando nell'aria ha deciso che forse ero un po' grande per essere un fiore e se n'è andato alla velocità della luce.

venerdì 20 luglio 2007

Microbreweries

Birra: orzo, luppolo, lievito e acqua. 4 ingradienti che possono dare origine a una varietà quasi infinita di gusti e tipologie diverse di questa bevanda conosciuta già al tempo degli Egizi. In fatto di birra il Pacific Northwest sta diventando particolarmente famoso per le sue microbreweries, birrerie che producono modeste quantità di birra di qualità che viene rivenduta nella zona. A Seattle c'è per esempio la Red Hook, solo per citare la più famosa.
Ora cercherò di fare un po' di chiarezza per quelli che arrivati in america sono un po' confusi ordinando una birra. Perché qui non si chiede banalmente una bionda, rossa, scura, doppio o triplo malto. E di solito il listino delle birre non te lo danno per cui devi sapere esattamente cosa vuoi.
Cominciamo (grazie all'aiuto del web ovviamente). Numerose sono le possibilità di classificare le birre. Una classificazione è in base al lievito utilizzato, responsabile della fermentazione. Ne esistono due grandi famiglie:
A fermentazione alta (Top-Fermenting Yeast) come il Saccharomyces cerevisiae (e dai suoi ceppi) che predilige temperature elevate e durante il processo sale in superficie del tino di fermentazione. Le birre ottenute vengono genericamente denominate ale.
A fermentazione bassa (Bottom-Fermenting Yeast) come il Saccharomyces carlsbergensis (e dai suoi ceppi) che predilige temperature più basse e durante il processo si deposita sul fondo del tino. Le birre ottenute vengono genericamente denominate lager.
Sia le ale che le lager possono essere di qualsiasi colore e gradazione. La differenza principale è che le ale sono più complesse e ricche di aromi floreali, speziati e soprattutto fruttati, mentre le lager sono più "pulite" ed evidenziano soprattutto il malto e il luppolo.
Anche se tecnicamente si possono definire “ale”, alcuni stili di birra non sono mai chiamati con questo nome, ad esempio le stout, le porter e le birre di grano. Riguardo alle lager, anche se talvolta il termine è usato in riferimento alla “classica” chiara leggera, tecnicamente esistono anche lager scure.

Cominciando dalle ale... una grossolana suddivisione si può fare tra ale inglesi (o meglio anglosassoni) e ale belghe.

Le ale inglesi e americane
Le ale inglesi hanno un certo carattere fruttato, ma molto meno evidente di quello delle belghe, e spesso evidenziano maggiormente il malto e il luppolo.Le microbirrerie USA hanno contribuito a rivitalizzare molti tipi di ale inglesi (e anche stout), tra cui la brown ale e soprattutto le India Pale Ale (una delle mie preferite!).
Le bitter costituiscono lo stile base inglese. Spesso ambrate (ma anche dorate), mediamente di gradazione piuttosto bassa – spesso al di sotto dei 10 o anche 9 gradi saccarometri, 3,5% alcool – e quasi sempre con un amaro abbastanza pronunciato. Il grado di amaro è comunque variabile, come la gradazione che sale per le special o best bitter e ancor più per le ESB (extra special bitter). Il termine pale ale è abbastanza intercambiable con quello di bitter, anche se è più usato per le versioni in bottiglia. La classica bitter infatti è alla spina, meglio ancora se non filtrata, rifermentata in fusto con carbonatazione naturale (nel qual caso rientra nella definizione di real ale).
La mild è uno stile sempre più raro: sono birre ancor più leggere delle bitter, piuttosto scure, più tendenti al dolce, delicate ma saporite nonostante la bassa gradazione.
Le brown ale (altrettanto rare) possono esser considerate una versione un po' più forte delle mild.
Le winter ale e le old ale sono birre solitamente ambrate o scure, piu dolci e meno beverine, adatte alla stagione invernale o a bevute più “meditate”. La gradazione è più alta, anche se piuttosto variabile (per gli standard inglesi una birra al 5% è già forte, ma le old ale piu' forti si spingono anche verso i 7, 8, 10 gradi alcolici).
Lo stile di birra più forte è quello dei cosidetti barleywine (lett. vino d'orzo) - nome relativamente recente dato che nel secolo scorso le normali ale un po' forti raggiungevano tranquillamente la stessa gradazione. Sono birre potenti (8-10% di alcool, e anche piu'), a volte sciroppose o caramellate, piuttosto luppolate ma con l'amaro bilanciato dalla dolcezza del malto. Le ottime versioni USA dei barleywine sono in genere più intense come luppolo e come amaro. Per la verità lo stile dei barleywine è molto raro in Gran Bretagna, e la loro patria sono proprio gli USA (dove si producono anche molti barleywine in stile inglese, più ancora che non in Inghilterra).
Le India Pale Ale erano originariamente (nell'800) prodotte in UK per l'esportazione nelle colonie, ed erano caratterizzate da una luppolatura e un amaro eccezionali. Le IPA sono ora rare in UK, e in genere poco “rispettose” della tradizione. Gli USA invece hanno rivitalizzato e fatto loro questo stile, producendo esemplari decisamente caratterizzati e spesso con un grado di amaro davvero impressionante! Anche le normali pale ale americane sono piuttosto luppolate, e l'uso di luppoli locali dall'aroma particolare le fa classificare a parte, come APA (american pale ale).

Le ale belghe
Sono in genere decisamente più fruttate delle inglesi, spesso speziate e a volte acidule. Gli stili sono davvero tanti, e molte birre fanno stile a se!
Le blond ale costituiscono uno stile non molto tradizionale, ma sono sempre più diffuse e sono considerabili come stile “base” (toccano comunque vertici eccezionali con la Westvleteren Blond).
Le belgian pale ale sono piu' tradizionali ma meno diffuse, sono affini alle cugine inglesi ma con maggior carattere di lievito.
Le saison sono ben caratterizzate: dorate o ambrate, a volte acidule, ben luppolate e speziate.
Le birre di abbazia e trappiste sono ben conosciute, ma non sono uno stile bensì - in un certo senso - una denominazione di origine: infatti le trappiste sono piuttosto diverse tra loro – pur con qualche caratteristica comune – ma la denominazione è ben precisa e comporta che la birra sia effettivamente prodotta da o sotto il controllo diretto di monaci trappisti. Birra d'abbazia è invece un termine meno significativo, che indica uno stile più o meno vagamente nell'ambito di quelli delle trappiste vere, e una connessione più o meno remota con un'abbazia ancora esistente o meno, ma la produzione comunque è “laica”.

Stout e Porter

Le stout sono birre ad alta fermentazione caratterizzate da un colore molto scuro (anzi, nero) e una tostatura molto marcata; in genere la gradazione è relativamente bassa, e l'amaro intenso; l'aroma del luppolo è invece moderato, sovrastato da quelli tipici di cioccolato e caffè.
Le dry stout rispecchiano in pieno queste caratteristiche e non presentano la minima traccia di dolcezza.
Le più rare sweet stout invece pur mantenendo colore e note tostate sono meno amare e più dolci (da moderatamente a decisamente). Un tipo di sweet stout è la milk stout, caratterizzata dall'uso di lattosio (non fermentabile) per aumentare la dolcezza.
Le oatmeal stout (di dolcezza intermedia), anch'esse ormai non molto diffuse, sono tipicamente vellutate grazie all'impego di farina di avena.
Infine le imperial stout, uno degli stili più caratterizzati del mondo birrario, sono un po' un incrocio tra il carattere delle dry stout e la potenza dei barleywine. Forti, amare, tostate, un po' fruttate... sono fra le birre più sontuose che esistano!
Le porter si possono considerare delle stout un po' meno intense. In effetti nei secoli scorsi lo stile generale di queste birre scure era indicato come porter, e quelle più forti venivano chiamate stout porter - e poi più semplicemente stout.

Birre di grano
Sono birre ad alta fermentazione caratterizzate dall'ampio uso di frumento (50% e oltre). Gli stili più famosi sono quello tedesco (denotate come weizen, ovvero "birre di grano", o weisse, ovvero "birre bianche", per via dell'aspetto opalescente) e quello belga (biere blanche, o wit, con lo stesso significato e motivazione). Le affinità fra questi stili riguardano, oltre all'uso del frumento, il colore chiaro, la gradazione media, e un certo carattere speziato e acidulo. Le differenze non mancano: le blanche impiegano frumento non maltato, mentre nelle weizen è usato maltato; le blanche impegano spezie come coriandolo e buccia d'arancia, mentre nelle weizen usano il carattere speziato è dovuto esclusivamente al lievito molto particolare, che produce anche un caratteristico aroma di banana. In Germania si producono anche weizen scure (denominate dunkelweizen o anche dunkelweissen: scure bianche!) e birre di grano più forti (weizenbock). Le berliner weisse sono più leggere e decisamente acidule (lattico).

Lager chiare
Le pils sono lo stile più classico (di origine ceca, anzi boema) fra le lager chiare e leggere e sono caratterizzate dal colore chiaro o dorato, dalla luppolatura abbondante e dall'amaro pronunciato. Le migliaia di imitazione internazionali hanno spesso poco a che fare con le classiche pils ceche, bavaresi o renane.
Le hell tipiche bavaresi sono meno amare e più maltate.
Le dortmunder sono leggermente più forti.

Bene... credo di avervi creato abbastanza confusione. Non vi resta che cercare di riprendervi davanti a un bel boccalone di birra fresca.

lunedì 16 luglio 2007

Lake 22

Nonostante la sera prima avessimo festeggiato fino a mattina, nulla c'ha impedito di essere pronti e "pimpanti" per un'escursione al Lake 22. Il lago si trova nel Mt. Baker/Snoqualmie National Forest e la zona intorno al lago è una zona protetta dal 1947. Lungo il trail, non troppo impegnativo e adatto anche a famiglie con bambini, potete incontrare degli alberi giganteschi. Fantastici sono due che si trovano ai lati del sentiero che sembrano il passaggio verso qualche regno magico. Il sentiero inoltre si snoda lungo un torrente che varie volte dà vita a spettacolari cascate.
Dettagli tecnici:
Dislivello: 1316 feet (401 m)
Lunghezza: 5 miglia (8 km)
Tempo di salita: 2 h 00
Tempo di discesa:1 h 30
Difficoltà: facile
Il lago è circondato su tre lati da pareti rocciose. Lo scenario incredibile: dai picchi scendono varie cascatelle, formatesi dallo scioglimento della neve, che poi finiscono in questo fantastico laghetto alpino dall'acqua cristallina. Il sentiero poi corre intorno al lago spesso su pensilina così potete ammirare lo scenario da tutti i punti di vista. Unica pecca di quest'hike? Un sacco di mosquitos che al lago han cercato di divorarci e che c'han fatto fuggire un po' prima del previsto.