domenica 27 gennaio 2008

Quella scimmia di presidente

Riportando Battiato da "Ermeneutica": "gli stati servi si inchinano a quella scimmia di presidente s’invade si abbatte si insegue si ammazza il cattivo si inventano democrazie". Se sono stato così per lungo assente la colpa è anche un po' di quella scimmia di presidente (come? non avete notato la somiglianza?) che gli americani si ritrovano al governo in questo momento. La notizia arrivata con l'anno nuovo infatti è stata quella di un taglio del 20% dei fondi dedicati al mio progetto di ricerca. Questo con il fatto che un altro grant non è arrivato, ha portato alla seguente situazione nel mio laboratorio: decurtazione del mio contratto da ottobre a giugno, ma, ancora più triste, il licenziamento di 3 persone (su 7). In tempi normali probabilmente i fondi li avremmo ricevuti, ma negli States non sono tempi normali, anche se magari le tv cercano di convincervi del contrario. Saddam Hussein è stato impiccato, ma la guerra in Iraq va avanti. Guerra senza senso. Guerra con elevati costi, sia a livello umano che monetario. E così servono un sacco di soldi per mantenere i 180.000 militari oltreoceano. Ma le riserve di uno stato con un'economia che cola a picco non bastano più, per cui da qualche parte bisogna tagliare. E chi sono i primi a farne le spese? Of course! Come al solito sono i ricercatori e la ricerca, discarica dei problemi dello stato. Così ultimamente ho passato 10 giorni infernali per cercare di scrivere un altro progetto e l'application per ottenere un posto di post-doc a partire da luglio. Speriamo bene: anche l'America, quella con la A maiuscola, non è tutta rose e fiori.
Attendendo le nuove elezioni, non posso far altro che stringere i denti e continuare a lavorare sul mio progetto. Troppe chiacchiere. Spero che ritorni presto l'era del cinghiale bianco.