sabato 30 dicembre 2006

Finger food

Bhè lo dice la parola stessa: finger food, ossia mangiare con le mani. Qui in america più che una moda, come sta accadendo un po' in Europa, è una vera e propria abitudine. Scordatevi le tovaglie, scordatevi di sedervi e di mangiare con le posate. Se siete invitati a una cena-festa americana molto probabilmente dovrete mangiare con le mani attingendo alle varie ciotole ammassate sopra una tavola. E' più o meno il nostro buffet, dove uno si riempie il piatto (rigorosamente di plastica!) e comincia a sgranocchiare in piedi. Il menù è varissimo e dipende dalla fantasia di chi cucina: crudités di stagione con salsine varie, tartine, gamberetti, torte salate, patatine... qui esistono veri e propri manuali con ricette oserei dire... proprio da leccarsi le dita! In più con questo stile potete permettervi di chiedere agli invitati di portare qualcosa, tanto dopo si butta tutto sopra la tavola. Un sistema sicuramente pratico: il cibo lo gusti dove vuoi, sul divano, su un pouf, e così non c'è bisogno di avere una tavola lunga 3 metri se hai 20 invitati. In più finito di mangiare non devi lavare praticamente nulla. Il problema è che qui sta diventando un abitudine anche per i pasti principali. Perché qui negli Usa non si perde tempo in cucina! E mangiare puoi farlo dove e quando vuoi! Sarà... ma tutta sta comodità non la vedo: pensate a quando si hanno in mano sia il bicchiere che il piatto, quando l'unico modo per azzannare qualcosa diventa quello di gettarsi sul cibo con la faccia (ho inventato il face food?!)... Comunque vi prego: quando torno in Italia e mi invitate a cena (perché mi inviterete!) tirate fuori la vostra bella tovaglia piena di macchie di sugo e vino nero e metteteci sopra i vostri piatti sbeccati! Questo sì è veramente cool!

lunedì 25 dicembre 2006

Christmas lights

Anche con le decorazioni natalizie molti americani ci van giù pesante. Man mano che il 25 si avvicina la gente si attrezza con luci e lucine, ma non solo per addobbare l'albero e magari il terrazzo come facciamo noi. No. Qui l'intera casa deve essere illuminata a giorno! Ogni spigolo deve avere la sua lucetta: il tetto, le finestre, le porte, la cuccia del cane... Ma i più appariscenti sono sicuramenti gli addobbi dei giardini, che per l'occasione si trasformano in palcoscenici che danno vita a vere e proprie rappresentazioni. Renne luminose pascolano davanti a casa insieme a giganti Babbi Natali gonfiabili. Cartelli alle entrate chiedono supplichevolmente "Santa, stop here". I vialetti d'ingresso sono adornati da enormi bastoncini lecca lecca bianchi e rossi. Nelle case più lussuose soldatini di metallo meccanici danno il là a simpatiche scenette. Ogni microscopica piantina non viene risparmiata e riceve la sua super illuminazione bianca, blu, rossa, verde o gialla. Credo che i consumi elettrici di questo periodo salgano alle stelle e praticamente serve una centrale elettrica per casa per riuscire mantenere tutto perfettamente funzionante.
Buon Natale a tutti!
Posted by Picasa

venerdì 22 dicembre 2006

Paper or plastic bag?

Un turista italiano dovrebbe provare anche l'emozione di fare la spesa in un supermercato americano. Per cominciare non occorre che inseriate la moneta nel carrello: qua nessuno si sognerebbe di portarlo via o abbandonarlo da qualche parte. Da foto ricordo sono il settore dolci & schifezze e quello delle salse: non potete immaginare di quanti tipi ne esistano! Anche il reparto frutta ha il suo perché: qui la roba non si vende a peso, ma ad unità. Si perché alla fine le vostre mele qui le misurano col calibro e sono tutte perfettamente uguali! La frutta è disposta tipo esposizione e tutto luccica e brilla. Purtroppo il gusto della roba non è esaltante come l'aspetto... Una volta riempito il carrello ecco che dovete andare alla cassa. Il carrello o il cestino ve lo rapisce il/la cassiere/a e lo comincia a svuotare lui per fare il conto. Voi guardate. Nel frattempo vi avrà sicuramente detto "buongiorno", si sarà accertato del vostro stato di salute e si sarà pure fatto i caxxx vostri. Una volta depositata tutta la roba sul bancone, arriverà la domanda fatidica: "paper or plastic bag?" (borsa di carta o plastica?). Qui le borse non si pagano e nesuno si sogna di portarsela. Io generalmente scelgo la borsa di carta. Voi state sempre a guardare. Allora comincia il riempimento delle buste, che qui è quasi un'arte. Cercano di incastrare tutto alla perfezione e quando non ci riescono cominciano a riempire un'altra borsa. Nel frattempo voi potete striscare la vostra carta di credito, firmare e pagare. Comunque come minimo per una spesa piccola ve ne andate con 3 borse. E se son di più non è molto comodo visto che non ho la macchina! Una volta ho chiesto se per favore mi metteva tutto su una che andavo meglio! Ma il bello è che non usano mai singole borse, le usano sempre doppie, una dentro l'altra, cosicché alla fine ne avete un sacco. A casa ne sto facendo una collezione incredibile. (La foto ritrae le borse collezionate in sole due spese di pochi articoli!). Ad ogni modo, quando vado a fare la spesa una volta giunto alla cassa il dilemma resta sempre quello: meglio l'inquinamento provocato per produrre la plastica o il disboscamento della foresta Amazzonica?

martedì 19 dicembre 2006

Doccia antigravitazionale

Bagno parte seconda. E' colpa mia se gli americani nel campo dell'igiene han abitudini così diverse dalle nostre? Qui non han capito il concetto che se l'acqua del rubinetto della doccia esce verticale vai molto moooolto meglio. No. Qui i getti delle docce puntano praticamente in orizzontale. E se sei troppo alto, sei fregato. Sì, perché il getto che esce non cade come succede da noi sulla testa, qui viene sparato verso il fondo della vasca. E il soffione è montato quasi sempre troppo in basso. Vari studi ho messo in atto per trovare la zona migliore per ricevere il getto, ma purtroppo una perfetta non esiste. Si è quindi costretti a un peregrinare qua e là per la vasca. Essendo poi il getto più basso della mia testa, per poterti lavare i capelli devi cercare pose plastiche all'interno della vasca. Ho cercato di trovare delle connotazioni positive. Infatti a seconda della posizione nella vasca, volendo uno si può lavare solo i piedi stando infondo (ma anche con le nostre cornette della doccia lo puoi fare allungando una gamba...), oppure farsi solo il bidet procedendo in avanti (visto che qui il bidet non ce l'hanno e probabilmente non san nemmeno cosa sia). Però alla fine la vittoria è netta: le nostre docce son sicuramente più versatili.

domenica 17 dicembre 2006

Fremont

Se uno arriva a Seattle, di sicuro non dovrebbe perdere l'occasione di fare un giro nel quartiere di Fremont, the center of the Universe. E non lo dico solo perché è il quartiere dove abito... Si tratta di un quartiere molto vivace, a cui vari artisti han dato un tocco di originalità. Famosissima è la gigantesca statua del Troll sotto il ponte dell'Aurora Ave, in procinto di mangiarsi una macchina vera... mostruoso! Il centro dell'universo è poi segnato da un razzo gigante (rocket) appeso ad una casa. Ma non è finita qui: incredibile è la statua originale di Lenin direttamente arrivata dalla Russia. M'han detto che la messa in piedi di questo imponente monumento suscitò inizialmente le lamentele di qualche cittadino, ma poi la statua fu messa in piedi... anche perché la maggior parte degli americani manco sa chi è Lenin! Il divertente è che per Natale è stato pure addobbato a festa: stella rossa in cima alla testa, lucine bianche a mo' di albero di Natale che scendono fino a terra e guantone di lana rossa sulla mano sinistra. (Ho fatto qualche foto, ma purtroppo il potente windstorm dell'altro giorno ha rotto e s'è portato via un po' di cose... chissà che lo rimettano a posto presto comunque). Vicino al canale poi ci sono due dinosaurses creati facendo crescere l'edera su delle strutture metalliche. Ogni via, marciapiede o scalinata è stata abbellita dalla comunità con ceramiche, pitture e quant'altro. Un bel quartiere in cui non mancano poi negozi e un sacco di bei locali dove uscire la sera. Ah! la domenica poi c'è il Fremont Sunday Market: bancarelle per le strade e in un parcheggio dove potete trovare di tutto, tipo mercatino delle pulci. Insomma proprio un bel posto dove abitare.

venerdì 15 dicembre 2006

Product of Italy

Per fare la spesa risparmiando, qui a Seattle, il negozio che tutti ti consigliano è sicuramente Trader's Joe. Oltre agli ottimi prezzi (il negozio è infatti frequentato da un sacco di studenti universitari) trovate parecchi prodotti italiani che non sono per niente male. Pasta, olio, aceto balsamico, affettati, formaggi, pizze surgelate... Tutto a buon mercato. Ma anche qui... l'incredibile! Tra i formaggi trovate grana padano, parmigiano reggiano, mascarpone, pecorino romano e pure l'asiago! Li ho testati e sono buoni. Ma quello che fa sorridere è sicuramente l'etichetta, perché per far notare che il prodotto è italiano sono state aggiunte delle figure tipiche del nostro paese... peccato che abbiano un po' di confusione in testa... Il pecorino romano ha sulla confezione (pensate un po'!) una gondola! Al grana padano è associata la torre di Pisa. Sull'etichetta del parmigiano reggiano trovate una colonna corinzia (non chiedetemi perché). Ma udite udite sull'asiago c'è... il colosseo!!! Quasi quasi lancio la linea di fontina con i bronzi di Riace e la Mozzarella di bufala con la mole Antonelliana...

mercoledì 13 dicembre 2006

Catching the bus

Anche prendere semplicemente il bus qui negli States si è rivelata un'impresa le prime volte. Si perchè capire come, quanto e quando pagare non è stato subito così chiaro... Allora: generalmente gli autobus si spostano in due direzioni: o andando verso downtown o tornando da questa. Se salite sull'autobus la prima cosa a cui dovete far attenzione è il cartello affisso sulla macchinetta a fianco dell'autista. Se andate verso downtown troverete un cartello con scritto pay you enter (paga quando entri), nella direzione opposta trovate il cartello con scritto pay you leave (paga quando esci). Questo perché in downtown c'è una free raid area dove il bus non si paga, quindi dovete pagare il tragitto prima di arrivarci o una volta usciti. Ma le cose si complicano. Si paga un importo diverso a seconda che sia in ora di punta o meno o che si tratti di un cosiddetto bus express, che fa meno fermate: $1.25 normalmente e $1.50 durante il peak o sugli express. Anche questo comunque è segnato su quel famoso cartello all'entrata. Se volete pagare in contanti dovete avere l'importo esatto perché l'autista non cambia. Potete comprarvi un carnet di biglietti (nessuno sconto li paghi tutti fino all'ultimo cent!) o da $1.25 o da $1.50. Se avete un biglietto da $1.25 e il prezzo che dovete pagare è $1.50 potete aggiungere 25cent di moneta. Ragazzi non avete idea di che scorta di quarters (1/4 di $) mi stia facendo per avere sempre l'importo esatto! Se poi dovete prendere un altro bus per cambiare direzione, ricordatevi di chiedere il transfert ovvero il pezzo di carta che vale altre 2-3 ore e che potete utilizzare in qualsiasi altro bus: è gratis!
Comunque per la maggior parte gli autisti son degli autentici "personaggi". Urlano le fermate e non si risparmiano nel fare battute ai passeggeri. E la pazienza che hanno! Incredibile! Quando il bus si ferma, prendetevi pure tutto il tempo che volete per salire. L'autista sarà paziente ad aspettare in ogni caso. Ogni bus è poi dotato di dispositivi per far salire i disabili in carrozzella e l'autista li aiuta sempre a prendere posto all'interno del mezzo e allaccia loro pure le cinture. Ma sentite questa! L'altro giorno m'è capitato mentre ero in bus (che come avrete capito per il momento è il mezzo che utilizzo giornalmente per muovermi) che salisse una classe di bambini. Ebbene siamo rimasti fermi 10 min perchè l'autista ha fatto spostare tutti i passeggeri in avanti in modo che i bambini si potessero sedere tutti vicini sotto il controllo delle maestre. E siamo ripartiti solo una volta che si è accertato che tutti fossero seduti composti!
Ultima informazione: prima di salire sul bus aspettate SEMPRE che prima scenda chi deve scendere. Han la precedenza. E se arrivano dal fondo del bus ci mettono un po'. Sì... aspettare... perché in quasi tutti i bus c'è un'unica porta che si apre... sennò chi è che lo paga il biglietto?

lunedì 11 dicembre 2006

Refrigerator party

Quando in estate morite di caldo, non vi viene mai la tentazione di gettarvi dentro il frigorifero per trovare un po' di refrigerio? Bhè... nella maggior parte dei frigoriferi italiani ciò non è possibile, ma se venite in america il vostro sogno potrebbe realizzarsi! In casa ho un frigorifero che è il doppio voluminoso rispetto agli standard italiani. E vivo da solo in un bilocale! Potrei entrarci tranquillamente e riuscirei pure a muovermi per versarmi qualcosa da bere accedendo direttamente al porta bevande della porta. Ma il mio frigo non è poi così grande. Nelle cucine delle case americane i frigoriferi assumono proporzioni ciclopiche, tant'è che all'interno di questi è possibile organizzare a volte dei veri e propri party! Scherzi a parte, hanno delle dimensioni veramente disumane e nel mio, capita, quando è un po' che non faccio la spesa, che ci possa addirittura sentire l'eco. Sì. Qui negli States il frigorifero è, insieme alla macchina, uno dei segni più evidenti per manifestare il proprio benessere. Devono essere il più gigante possibile. Forse è per compensare con altre carenze di dimensioni...

domenica 10 dicembre 2006

The withe elephant

Ieri sera ho partecipato al mio primo white elephant party! E' un tipico party game che viene giocato sotto le feste natalizie. Lynell è stato il promotore della serata e ci siamo ritrovati tutti a casa sua. Ad ogni invitato è stato richiesto di portare un regalo incartato del valore massimo di $10. Doveva inoltre essere un regalo insolito, inutile, poco usato, spiritoso... Dopo aver mangiato e bevuto alla grande in perfetto stile americano (ehi! ottima la pasta home made coi rapini della Daniela!), a ogni persona è stato assegnato a sorte un numero. Quindi ci siamo riuniti in cerchio con in mezzo i regali... Le regole del gioco: comincia il numero 1 scegliendo un regalo tra il mucchio e lo apre. Il numero 2 può scegliere: o pescare un regalo o rubarlo al numero 1 assegnandogli un altro regalo tra quelli incartati. Il numero 3 potrà rubare su 2 regali oppure pescare e così via. I giocatori hanno insomma la possibilità di rubare un regalo ai concorrenti che lo precedono. Il regalo però non può essere rubato più di 3 volte. E alla scelta c'è sempre il dubbio... pacco piccolo o pacco grande? Un esempio di regali scartati? Sicuramente i più accattivanti sono stati: la fionda a forma di scimmia volante che quando la tiri lancia un urlo e il cesso in cui infili le dita e crea suoni equivoci. Bisogna comunque annoverare anche gli occhialoni spessi, il set da bowling, il kit per il rilevamento delle impronte digitali, le pillole che sciolte in acqua calda diventano delle barchette di spugna e la maglietta con la faccia di Bush e il segno di divieto. Divertente... che il white elephant sia con voi!

sabato 9 dicembre 2006

It's eggnog time!

Da due settimane circa ogni shop, bar o ristorante della città espone manifesti a lettere cubitali facendo sapere alla gente che l'eggnog è tornato! ...ma perché dov'era stato?...ma soprattutto: chi è l'eggnog? Avendo intuito dai cartelli pubblicitari che si trattava di qualcosa da bere, incuriosito dalla cosa non ho potuto fare a meno di entrare in un bar e ordinarlo. "A tall eggnog, please!". Forse per la prima volta se lo ordinavo piccolo era meglio. Ma non perchè non sia buono (anzi è ottimo), ma perché è di una pesantezza unica nel genere. Si tratta di una bevanda a base di latte, panna (parecchia panna) e uova con in più spezie tipo cannella e noce moscata servita con o senza l'aggiunta di alcool (il mio era senza per fortuna, sennò dal bar ci uscivo ubriaco credo). Ricorda come gusto un po' la nostra crema al marsala. Ed è tornato perchè l'eggnog è una bevanda tipica delle feste natalizie. Mi hanno spiegato che la parola deriva da egg (uovo) and grog (il rum). Da egg 'n grog a eggnog il passo è breve... ma tutti han la loro teoria sull'esatta etimologia del nome. Comunque lo vendono anche al supermercato... e non ho resistito nel non comprarlo! Cheers!

Are you off your nut?

Appena arrivato a Seattle e facendo un giro per il campus (ragazzi c'ha un parco stupendo!), ho notato subito una quantità straordinaria di scoiattoli (squirrels) aggirarsi tra gli alberi, sui prati e tra i cestini dell'immondizia. Sono onnipresenti, anche in giro per i vari giardini delle case. All'inizio mi sembrava un avvistamento eccezionale, adesso uno non ci fa nemmeno più caso da quanti ce ne sono... Si son abituati benissimo a vivere in città e oltre alle gustosissime noccioline, hanno imparato a rovistare nei cestini dell'immondizie per trovare qualche avanzo appetitoso (se così si può definire). Ve lo immaginate uno scoiattolino con un pezzo di hamburger tra le zampette? Comunque c'è chi dice che alla fine son delle pantegane... solo con la coda più carina! Però a dire il vero preferisco questi animaletti alle pantegane da chilo che si aggirano per le nostre città...

venerdì 8 dicembre 2006

Cesso

Qual è una delle cose che piace fare di più agli italiani? Bhè... tra le tante, sicuramente passare ore memorabili a leggere il giornale seduti sulla tavoletta del cesso. E una cosa che gli italiani non possono non fare una volta giunti in america è meravigliarsi, una volta alzato il coperchio del cesso, di quanta acqua contenga la tazza. I soliti esagerati! L'acqua è talmente alta che arriva quasi a bagnarvi le terga. Non ci credete? Guardate la foto che ho allegato!
All'inizio uno può pensare che sia un sopperire alla mancanza dei bidé nel continente, ma no! ...l'acqua della tazza non puoi mica utilizzarla per lavarti!!! Comunque la cosa ha i suoi lati positivi: Uno. L'escremento viene subito sommerso per cui si sente meno puzza. Due. Non scivolando per le pareti della tazza, il più delle volte non è nemmeno necessario pulire con lo spazzettone! Lo so... l'idea della cacca che striscia nella tazza vi sta dando il voltastomaco... certo che siete delicati eh! Voi non la fate?

giovedì 7 dicembre 2006

Oh my deer!

Ma lo sapete che animale è Bambi? No... Non è un daino. No! Nemmeno un capriolo, né tantomeno uno dei nostri cervi! Bambi è un deer dalla coda bianca! E sulle north cascade nel week end di Thanksgiving m'è capitato di vederne parecchi. Già mentre raggiungevamo in macchina il posto di montagna ero stato preparato che su una certa strada l'attraversamento dei deers sarebbe stato continuo... e molto pericoloso. All'ingresso di questa strada, un enorme cartello tiene conto degli animali investiti e dei danni causati. Bhè... dall'inizio dell'anno sono stati investiti 395 deers per un totale di danni che ammonta a $95,000,000!! E la tabella viene sempre aggiornata. E' quasi indispensabile che ci siano due persone in macchina: una che guidi e una che scruti l'orizzonte cercando di avvistare in tempo i deers prima che ti finiscano sotto la macchina e che la sfascino! Alla fine c'è andata bene.. ci siam sempre accorti in tempo... l'unica volta che abbiam rischiato e abbiam dovuto tirare un frenone da paura è stato per colpa di... un maledetto cane!!!
A parte quest'invasione sulla strada poi è stato bellissimo poter fare colazione osservando dalla finestra della cabin della Marta 2 bellissimi esemplari che si riparavano sotto gli alberi dalla neve che scendeva... ma anche per cena non sarebbero stati male...

Winthrop

Ma chi l'ha detto che per essere capulatati in un mondo western serva recarsi a Disneyworld? Se fate come me, basta andare a Winthrop un paesino costruito sulle North Cascade Mountains a 3-4 ore di macchina da Seattle. Qui tutto è in puro stile western, dall'albergo al ristorante al negozio di alimentari. Tutto in legno! ...Anche se poi davanti al saloon gli unici cavalli che trovate parhceggiati sono quelli dei trucks... ma anche questi sono parti essenziali dell'american style.
La costruzione di villaggi a tema è un po' una moda e sicuramente un modo per creare turismo. Ma se credete che sia l'unico nel genere... vi sbagliate! Non lontano da Seattle ho scoperto che esiste pure il paesino in stile bavarese (cercate il paesino di Laevenworth)!

mercoledì 6 dicembre 2006

Disposer

Non ditemi che nel vostro lavello in Italia non avete il disposer (altrimenti conosciuto come food waste disposer)!!! Siete troppo indietro! Come cos'è?! E' il mitico tritarifiuti! Se non ce l'avete... non siete americani. Nel buco del lavello è collegato un aggeggio infernale che trita tutto quello che si può tritare: avanzi di cibo, bucce della frutta, tovagliolini di carta, gusci d'uovo. Uno può sbizzarrirsi a vedere se funziona con un sacco di spazzatura. Butti tutto dentro il buco, apri l'acqua, accendi l'interruttore, inizia un rumore metallico tipo frullatore e in un lampo tutto quanto è tritato... e il rifiuto finisce direttamente giù per la tubatura! Non ho ancora capito come non facciano a intasarsi i tombini...
Il rumore che fa l'apparecchio (almeno il mio) è da brivido! mi immagino quelle scene horror in cui per sbaglio ti cade dentro l'anello e poi mentre cerchi di recuperarlo wwwwzzzzzzzzzzz l'apparecchio si mette in moto da solo e ti trita la mano. e tu te ne rimani ad osservare inorridito il tuo moncherino sanguinolento...

Thanksgiving

Allora, dovete sapere che giovedì 23 c'è stata la super festa degli americani: il Thanksgiving ovvero il giorno del ringraziamento, che cade il 4° giovedì del mese di novembre. E' una celebrazione molto importante, che di solito viene organizzata in famiglia. Cosa si ringrazia? Bhè... bisogna fare un salto indietro nel tempo, ma poi nemmeno tanto visto che tutto è cominciato nel 1620. In quell'anno la famosa Mayflower salpò dall'Inghilterra carica di "pellegrini" che scappavano non potendo più professare la loro religione. Approdarono quindi in america, ma ci arrivarono in inverno, e invece di approdare nelle coste del sud finirono a nord... insomma fecero un po' di casino. La terra in cui arrivarono non era molto ospitale, la gente crepava di freddo e di fame, ma per fortuna arrivarono gli indiani a dar loro una mano. Superato il primo inverno, gli indiani si preoccuparono di insegnar loro a coltivare il grano e ad allevare il tacchino (che qui negli States è pure selvatico). Il raccolto fu proficuo i tacchini si accoppiavano, sicché prima dell'inverno i padri pellegrini decisero di festeggiare ringraziando Dio (e magari anche gli indiani). Da lì ebbe inizio la colonizzazione americana. Non so se anche gli indiani ringrazino quel giorno.

Adesso quindi le famiglie americane si riuniscono per celebrare questo momento. Si cucina menù tipico con tacchino con marmellata di cranberries, patate dolci, stuffin (il ripieno del tacchino), chi più ne ha più ne metta e l'immancabile torta di zucca.
Il tacchino viene messo in forno la mattina e diventa l'attrazione principale della giornata. Quanto tempo cucinerà?... Che sia ancora crudo?... Mi sa che è meglio un'altra ventina di minuti... L'attesa è estenuante.
Io sono andato a mangiare il tacchino nella cabin (baita) di montagna della Marta, e dalle 9.30 a.m. che è entrato in forno la bestia è uscita da lì alle 2 p.m.! Comunque la cottura era ottima.
Prima di mangiare la preghiera è stata d'obbligo: la nonna in inglese, io in italiano, Chiara (la figlia della Marta di 8 anni) in spagnolo e Gabriel (il figlio più piccolo di 4 anni) in francese. (spagnolo e francese son le lingue che i due bimbi studiano a scuola...). Il momento è molto serio, se non fosse che il bimbo di 4 anni non sapendo esattamente come ringraziare in francese ha esordito con:
"bonjour, la bouche, les yeux, les mains..." ed è andato avanti con l'elenco delle parti del corpo. Oh! Mi son dovuto trattenere, ma nessuno ha osato ridere!!!
Comunque ho mangiato alla grande. Il tacchino? impossibile finirlo, sicché il giorno seguente è finito in panini al tacchino e il giorno dopo ancora nella zuppa di tacchino. Ok... per un po' non ne mangio più...