mercoledì 29 agosto 2007

Day 5: Oregon Coast - From Cape Perpetua to Newport

E via verso nord guidando sulla 101. Non c'è che dire: bisognerebbe fermarsi ogni miglio per ammirare un nuovo panorama e fare una nuova foto. Un ottimo panorama lo potete avere da Cape Perpetua: dalla foresta ad un altezza di 802 feet potete ammirare in basso le onde infrangersi sulla scogliera; da qui potete pure ammirare anche il famoso Davils Churn, una fessura nel basalto che dà vita a spettacolari azioni delle onde.
Proseguendo per la strada ci siamo fermati quindi al Seal Rock State Park. Il tempo non era dei migliori, ma che fascino questa spiaggia con la nebbia! Vicino alla spiaggia ci sono un sacco di formazioni rocciose e isole che affiorano dall'acqua, che sono la casa di numerose specie di volatili. La più grande è chiamata the Elephant Rock, roccia estrusiva residuo di antica attività vulcanica e levigata dalle onde nel corso del tempo.
1o miglia ancora e arrivate a Newport, sede dell'Oregon Coast Aquarium (www.aquarium.org). All'acquario è possibile vedere tra l'altro anche otters (lontre), seals (foche) e sea lions (leoni marini), nonché alcuni uccelli marini e percorrere il "passage of the Deep", un tunnel trasparente sottacqua che passa attraverso una piscina con squali, razze e una serie infinita di pesci di profondità. A Newport, il Nye Beach Historic District offre vari posti in cui mangiare pesce, fare shopping o semplicemente ammirare gli affreschi a soggetto marino che riempiono le facciate degli edifici. Poco lontano merita una visita il Yaquina Bay Lighthouse, l'unico faro completamente in legno dell'Oregon Coast. Il faro è direttamente attaccato all'abitazione del capofaro che funge oggi da museo. Ogni stanza è arredata secondo lo stile di fine ottocento con ricostruzioni minuziose dei particolari. E che ne pensate della vista di cui si poteva godere dalla finestra del secondo piano?

martedì 28 agosto 2007

Day 4: Oregon coast - Heceta lighthouse

Il faro di Haceta Head è uno dei più visitati e fotografati degli Stati Uniti. E non a caso. Il nome deriva dal marinaio spagnolo Don Bruno de Haceta che fu il primo a documentare su una mappa questo capo durante una missione nel 1775. La costruzione del faro iniziò nel 1892. Il risultato fu la creazione di una torre alta 56 feet (17 metri) situata su una scogliera a 150 feet (46 metri) dal mare. E' il più potente faro della costa dell'Oregon che grazie a un sistema di lenti di Fresnel di primo ordine riesce ad illuminare fino ad una distanza di 21 miglia (34 km). Vicino alla torre vennero costruiti poi due ripostigli dove veniva custodito l'olio per alimentare la fiamma del faro. L'olio veniva tenuto in due zone distinte, così in caso di incendio di una costruzione, si poteva sempre contare su quello contenuto nell'altra. Il capo faro e i suoi due aiutanti vivevano con le proprie famiglie in due vicine abitazioni identiche in stile Queen Ann. Nel 1963 il faro venne automatizzato cosicché l'uso di un custode non si rese più necessario. Una casa venne venduta, smontata e ricostruita in un altra città, mentre vicino al faro ne rimase solo una. Quest'ultima è oggi utilizzata come Bed & Breackfast. Potete sciegliere tra 6 stanze diverse, arredate secondo lo stile dell'epoca, con panorami sull'oceano, sul faro o sulla foresta. Il breakfast con 6 diverse portate fa poi di Cape Heceta un posto chic che molte coppie scelgono per un week end romantico. I prezzi? Dai $150 ai $250 a notte a seconda del periodo e della visuale che volete.

giovedì 23 agosto 2007

Day 4: Oregon Coast - Dunes National Recreation Area

Credevo di essere arrivato sulla costa dell'Oregon... e invece sono a Firenze! Oddio! Ho attraversato un tunnel spazio-temporale e non me ne sono accorto? Ehi! Ma dove sono la cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto? E il ponte vecchio? Io qui ne sto attraversando uno di acciaio e cemento, ma intorno vedo solo dune di sabbia! Ah! Adesso ho capito! Sti americani! Anche i nomi delle città vanno a copiare! Sono a Florence sulla mitica 101 e le dune di sabbia che vedo fanno parte della famosa Dunes National Recreation Area. L'Oregon Dune si estende per 40 miglia sulla costa da Florence a Coos Bay. Il paesaggio formato nel corso di migliaia di anni per azione di vento, pioggia e oceano rappresenta qualcosa di unico. Alcune dune arrivano a essere alte 100-150 metri e vengono sfruttate per fare hiking e off road vehicle riding. Ci sono infatti aree appositamente riservate per noleggiare e usare le Dune buggies, le macchinine aperte con ruote grandi e gomme larghe appositamente studiate per scavalcare le dune. Comunque già passeggiare in una bella giornata lungo il bagnasciuga dell'oceano protetti su un lato da montagne di sabbia è una bella sensazione. E guardare i gabbiani che volano a pelo dell'acqua. O cercare conchiglie lungo la spiaggia. Scorgere il nido di alcune snowy plovers con i pulcini. Sedersi ad ascoltare le onde che si infrangono... con nessuno che grida: "Cocccooo bellllooooo!"



lunedì 20 agosto 2007

Day 3: Columbia River Gorge - The Waterfalls

Il Columbia River sorge nelle Rocky Mountains canadesi e dopo un lungo viaggio attraverso tutto lo stato di Washington si getta nel pacifico, definendo lungo la strada la maggior parte del confine tra Washington e Oregon. Il fiume una volta sfociava nell'oceano attraversando lo stato più centralmente, ma 15 milioni di anni fa, grandi flusi di lava ne alterarono il corso spostandolo più a sud. Come se non bastasse la topografia della valle cambiò ulteriormente 18mila anni fa durante durante una glaciazione dopo che le acque di un gigantesco lago (di cui oggi rimane ancora traccia), the Glacial Lake Missoula, si riversarono più volte nella valle devastandola. Così quella che vediamo adesso oggi è una gola ad U, che assomiglia un po' a un canion, in cui si notano colonne di basalto e sui cui lati trasformati in precipizi si trovano diverse cascate. Arrivando da nord abbiamo attraversato il Columbia river (ed il confine Washington-Oregon) tramite l'impressionante ponte in acciaio Bridge of the Gods, costruito sullo stesso posto di quello che la leggenda narra fosse un ponte di pietra naturale distrutto dall'ira degli dei. Quindi ci siamo visitati tutta una serie di cascate spettacolari che si trovano sulla riva meridionale del fiume: Horsetail, Oneonta, Multnomah, Wahkeena, Bridal Veil Falls and Latourell. Multnomah sicuramente è una delle più impressionanti: le acque, che cadono per 165 metri, si raccolgono in una piscina naturale da cui si forma un'altra cascata di 22 metri che si getta in una seconda piscina naturale. Comunque ognuna di queste cascate ha una sua particolarità e una sua bellezza. Per finire visita al Crown Point Vista House da cui si può godere di un fantastico panorama della valle verso est e ovest. Di solito è il punto di partenza di quelli che visitano la valle, che da Portland si dirigono verso Est. Io per motivi logistici l'ho fatta al contrario, seguendo a ritroso pure le indicazioni delle guide. E che non si può?

domenica 19 agosto 2007

Cascade pass and Sahale glacier

Piccola parentesi nel diario di viaggio tra Washington e Oregon per raccontarvi dell'escursione che ho fatto al Cascade pass e Sahale glacier. Sicuramente uno dei più begli hikes che ho fatto sulle North Cascade, forse anche perché queste montagne mi ricordavano un po' le Dolomiti.
Dettagli tecnici:
Dislivello: circa 2500 feet (800 m)
Lunghezza: 10 miglia (16 km)
Tempo di salita: 4 h
Tempo di discesa:3 h 00
Difficoltà: medio-difficile
Il trailhead si trova a 3 ore di auto da Seattle verso nord con ultimo tratto su strada sterrata. Già dal pacheggio c'è una bellissima visuale sulla valle e sul Mt Johannesbourg, dalle cui cime è possibile vedere vari ghiacciai. Il sentiero sale a zig zag in mezzo alla foresta e ci sono alcuni punti per ammirare meglio i ghiacciai dall'altra parte della valle. Usciti poi dalla foresta il sentiero continua per breve tratto su pietraia per arrivare infine al Cascade pass da dove è possibile ammirare altri ghiacciai e altri picchi ancora innevati. Curiosità: questo passo è stato usato per centinaia di anni dai nativi americani per scopi commerciali. Dal passo è possibile vedere varie marmotte (Hoary marmot) che sono leggermente diverse da quelle che si vedono sulle nostre Alpi (Alpine marmot). Qui sono più grandi, con il mantello più chiaro (hoary significa canuta) e una coda sorprendentemente lunga! Dal Cascade pass abbiamo fatto poi un altra oretta di strada per arrivare a vedere il Sahale glacier. Da togliere il fiato. Sia la strada per arrivarci che il panorama arrivati in cima. Ghiacciaio spettacolare da cui si originano varie cascatelle che vanno a confluire in un lago alpino blu-turchese. Inutile dire che se si ha una macchina fotografica non si smette praticamente mai di scattare. Comunque le marmotte non sono gli unici animali che abbiamo visto: anche chipmunks (avete presente gli scoiattolini con le righine marroni scure sulla schiena e testa? Cip e Ciop per capirsi... anche se la Disney gli ha tagliato la coda) che attraversavano spesso il sentiero, un golden-mantled ground squirrel (un altro tipo di scoiattolo che si differenzia dal chipmunk perché non ha le righine sulla testa) e pure un deer. Nella zona dovrebbero esserci pure dei black bears, ma purtroppo (o per fortuna?) non ho avuto occasione di avvistarli.

martedì 14 agosto 2007

Day 2: Mount Saint Helens - The Ape cave

Ma la parte avventurosa a Mt Saint Helens non è finita con la sola visione del cratere! Sul versante sud della montagna è infatti possibile visitare anche un tunnel naturale formato dalla lava: the Ape Cave. Quale miglior occasione per fare a finta di essere degli speleologi. Parcheggiata la macchina e pagato il fee di $5 abbiamo cercato l'accesso al tunnel. Non trovando subito un sentiero ben segnalato, ho chiesto informazioni su dove fosse la cave a un gruppetto di persone che stavano facendo pick nick.
"Do you know where is the Ape Cave?"
E loro: "Do you mean the big cave?" (Intendi la grotta grande?).
Al che gli ho risposto: "I think so" (credo di sì).
E gentilmente uno s'è offerto di farmi vedere qual'era il sentiero da prendere. Nessuna indicazione e alla fine eccocela davanti: una buia entrata nel terreno conduceva dentro ad una ancor più buia grotta. Non mi sono demoralizzato: la guida lo diceva che bisognava portarsi una lanterna e una pila di scorta, nonché vestirsi pesanti perché sotto faceva freddo... per cui... Sennonché dopo poco per accedere al vero tunnel serviva scendere delle scalette di ferro. Ma neanche questo m'ha fermato e ho esplorato fino in fondo questo tunnel per circa una quindicina di minuti. Un tunnel con stalattiti e stalagmiti laviche e varie formazioni rocciose che illuminavo con la mia torcia. Ritornato alla luce dove c'era chi mi aspettava e ritornati sulla strada, mi sono reso conto dalle indicazioni che quella che avevo appena fatto non era la famosa Ape Cave. Maledizione! Alla vera Ape cave ci siamo arrivati solo con altri 5 minuti di strada. Che dire: tutta un'altra storia. Svariati cartelloni esemplificativi, indicazioni e un accesso al sottosuolo tramite una comoda rampa di scale. E' si! Quella era la famosa Ape Cave! Uno dei più lunghi tunnel di lava del mondo! (E mi sembrava strano che non avessero messo delle indicazioni per i turisti!). Il tunnel di quasi 3,5 km si è formato dopo che la parte esterna di una colata lavica s'è solidificata esternamente, mentre quella più interna ne è fuoriuscita. All'interno del tubo rimangono indicazioni di successive colate laviche , differenti tipi di roccia da analizzare e pareti simil vetro formatesi dallo scioglimento delle rocce a causa di gas supercaldi circa 2000 anni fa. Anche Per questo tunnel comunque devono essere prese le precauzioni dette in precedenza: lanterna, torcia e giacca. Il buio è totale e man mano che si entra la temperatura scende ed arriva fino ai 5°C. Inquietante. Soprattutto se sono le 4 e mezza della sera e ormai non c'è praticamente più nessun turista o guida nella grotta. Solo voi, il rumore del vostro respiro, la luce della vostra piletta... (Per la cronaca: non sono ancora riuscito a trovare indicazioni sul primo tunnel che ho fatto!)

lunedì 13 agosto 2007

Day 2: Mount Saint Helens - La potenza del vulcano

Allora... lo sapete cosa accade se una montagna di 2950 metri, che in realtà è un vulcano, ricoperta da neve e ghiaccio, improvvisamente esplode tutto d'un colpo? Ovvio: il disastro è assicurato. Questo è quello che è accaduto al Mt Saint Helens (seconda tappa del nostro viaggio) il 18 maggio del 1980. Già diversi mesi prima dell'esplosione, a causa della vivace attività sismica, la zona era stata evacuata per sicurezza. Troupes televisive erano accorse sul posto in attesa di filmare l'evento. E quella domenica mattina di maggio sono stati accontentati. L'eruzione causò la disintegrazione di una parte della montagna rimpiazzando la cima con un cratere a forma di ferro di cavallo di 1,5 km. (Per la cronaca la montagna ora è alta 2550 metri). La frana fu di proporzioni incredibili. Seguirono esplosioni di lava, cenere e pietre incandescenti. Il vulcano ha polverizzato tutto nel giro di svariate miglia e anche più lontano gli effetti sono stati devastanti. La cenere si depositò fino a centinaia di chilometri di distanza. I ghiacci sciolti ricopersero di fango varie cittadine. Nell'eruzione persero la vita 57 persone, migliaia di animali, vennero distrutte 250 case, 50 ponti e svariate miglia di strade e binari ferroviari. Un ingente danno economico per lo stato. Tra le persone che hanno perso la vita, loro malgrado sono diventati famosi Harry Truman, un 84 che decise di non abbandonare la casa da cui viveva da 54 anni alle pendici della montagna e il cui corpo non è stato mai ritrovato, e il vulcanologo David Johnston che studiò fino alla fine il fenomeno: la sua stazione di osservazione fu investita da una nuvola di cenere calda un attimo dopo aver pronunciato le parole divenute poi famose "Vancouver! Vancouver! This is it!".
Oggi l'area attorno al Mt Saint Helens è un parco nazionale dal 1982 con stazioni di ricerca e centri di educazione e osservazione per i turisti che possono farsi un po' di cultura sui vulcani seguendo video e ricostruzioni dell'evento. Non è possibile scalare la montagna se non con appositi permessi, ma comunque lo spettacolo è già impressionante dalla stazione di osservazione più vicina. Il paesaggio anche dopo 27 anni ricorda quello lunare e anche più lontano dall'epicentro non rimangono che alberi secchi e bruciati. Il vulcano comunque è ancora attivo e lava continua ad uscire in modeste quantità dal duomo che s'è formato al centro del cratere.

giovedì 9 agosto 2007

Day 1: Mount Rainier - Il viaggio ha inizio

Vi sono mancato? Scusate per il lungo silenzio, ma ho approfittato di una settimana di vacanza per girarmi lo stato di Washington e una parte dell'Oregon. Un solo post però non mi basta per raccontare tutti i posti dove sono stato, per cui ho deciso di iniziare un diario del viaggio a puntate dove scriverò del fantastico Northwest. E di cose da raccontare ce ne sono una valanga...
Come molti sanno, le ultime tre estati le ho passate camminando in Spagna e in Italia per un totale di circa 1600 km a piedi. Quest'anno in una sola settimana sono riuscito a fare più di 2100 km: questa volta però ho usato una macchina a nolo...
Dopo aver riempito il bagagliaio e i sedili posteriori della Kia Rio arancione metallizzato, siamo partiti al mattino presto da Seattle alla volta del Mt Rainier National Park. Due ore e mezza e siamo all'entrata Sud-West del parco nazionale dove ad accoglierci c'è la tipica ranger dentro il tipico casello da cartone animato stile Yogi & Booboo. Pagato il fee dovuto, con la macchinina abbiamo cominciato ad arrampicarci su per la montagna. Tutto organizzato molto bene e tutti molto disponibili a dare indicazioni. Lungo la strada trovate punti informazione sui vari trails e indicazioni su dove potete pernottare. E già cominciano i primi scorci sui ghiacciai. E' una sensazione strana dopo 9 mesi che vedi la montagna in lontananza sullo sfondo di Seattle (tempo permettendo) essere finalmente così vicini al gigante. Il parco nazionale è stato creato nel 1899 attorno al Mt Rainier e occupa un'area di 235000 acri. La montagna, alta 14410 feet (4392 m), è in realtà un vulcano attivo ricoperto da 35 miglia quadrate di neve e ghiaccio e circondato da antiche foreste e prati ricoperti di fiori. Ma non serve essere degli scalatori per poter godere di magnifici panorami. Un'ottima strada arriva fino a Paradise dove c'è un centro turisti e da dove partono una serie di trails. Ce n'è per tutti i gusti: dai sentierini asfaltati lunghi poche miglia a quelli più impegnativi che risalgono i pendii della montagna. Ma vi immaginate cosa potrebbe succedere se per caso ci fosse un'eruzione? Un'idea l'abbiamo avuta visitando Mt Saint Helens... ma questa è un'altra storia.