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mercoledì 7 maggio 2008

Rice crisis

Il prezzo del riso è raddoppiato nel giro di un anno. Questo perché la richiesta del prodotto è aumentata, ma le scorte non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno mondiale. Sembra che le importazioni di riso dalla Cina verso gli States siano diminuite del 30% nell'ultimo anno. Il riso si sa è l'alimento base delle popolazioni asiatiche e qui a Seattle e nel North-west, dove la comunità asiatica è molto grande, la crisi del riso si fa particolarmente sentire. Trovare del riso nei supermarket è diventata un'impresa. Anch'io, nel mio piccolo, non riesco più a trovare il pacchetto da un kg di riso arborio da Trader Joe's. (Cavolo qui è stagione di asparagi e non posso farmi il risotto!!!). Una famiglia cinese invece compra generalmente sacchi da 25 kg, che però ultimamente sono diventati introvabili. E se ci sono la gente è spinta a farne scorta, per cui i negozianti restano senza in breve tempo. Alcune ditte sono state costrette a obbligare i clienti all'aquisto di un numero limitato di confezioni. I governi di Cina e Thailandia promettono di aumentare le importazioni per far fronte alla crisi, ma non sembra che la situazione migliorerà nel breve periodo. Che questa crisi possa cambiare le abitudini alimentari dei cinesi? Forse anche loro cominceranno a mangiare pane e pasta.

venerdì 23 novembre 2007

Thansgiving - Il tacchino risparmiato

Sono sopravvissuto anche al secondo Thanksgiving in America. E pensare che avevo proprio cominciato questo blog con un post su Thanksgiving e l'origine della festa (http://andyseattle.blogspot.com/2006/12/thanksgiving.html). Quest'anno però festa meno americana e un po' più italo-canadese. C'erano risotto con funghi e zafferano e roastbeef con patate al forno, ma i tradizionalisti non han fatto mancare il prosciutto arrosto (ham), patate dolci con marshmallow e smashed potatoes. E invece di pecon pie o pumpkin pie, un italianissimo tiramisù. Sì tacchino: quest'anno abbiamo preferito il maiale a te. Quest'anno sei stato risparmiato e potrai continuare a fare il tuo gobble gobble (glu glu per gli italiani che non parlano il tacchinese americano) scorrazzando per l'aia. Ma tacchino più tacchino meno... Secondo i dati del 2006, solo per la Festa del ringraziamento sono stati fatti fuori 46 milioni di tacchini!!! In Italia sarebbe quasi un tacchino a testa. Tacchino spennato, infornato, aspettato per ore, tagliuzzato, servito con patate al ringraziamento, servito nel panino il giorno dopo e servito come zuppa due giorni dopo, finito nella pattumiera al quarto perché, diciamolo, dopo un po' uno non ne può più.

martedì 20 novembre 2007

American breackfast - Dolci e pane

Dopo uova e bacon non posso poi fare a meno di parlarvi di pani e focaccine che trovate nel tipico piatto della colazione americana. Un classico sono i pancakes, una sorta di crepe lievitata servita con burro e l'immancabile sciroppo d'acero o miele. Se non volete la pila di focaccine alla Homer Simpson, vi consiglio il french toast: pane da toast immerso in uovo, panna e spezie varie e quindi fritto. Servito con una spolverata di zucchero a velo è ottimo con la marmellata. Per qualcosa di più "leggero" mi butterei sugli english muffins, panetti morbidi da aprire a metà e riempire a piacimento. Questo non va confuso col famoso american muffin, una piccola tortina dolce in stampini di carta. Potete trovare muffins di vari gusti, ma il più famoso rimane il blueberry (mirtilli) muffin. Tra i miei preferiti sono poi gli scones: paninetti dolci semplici oppure con raspberries (lamponi) o blueberries. Sennò c'è il classico toast, fette di pane tostato il più delle volte imburrato ancora caldo cosicché il grasso si scioglie e si assorbe nel pane rendendolo più morbido. Ma ricordate: non si può ordinare semplicemente toast, dovete specificare il tipo di pane che volete: bianco, cereali, integrale... di solito la lista che propongono è infinita!

giovedì 15 novembre 2007

American breakfast - La carne

Se in ambito culinario all'Italia viene facilemente associata la pasta, se pensiamo agli Stati Uniti è invece facile associare il bacon, altro componente essenziale nella colazione americana. Il bacon non è altro che la nostra pancetta, ma mentre da noi cotta viene di solito usata a cubetti, qui è normale trovarla a strisce. Ne esistono di tutti i tipi per soddisfare tutti i palati: affumicato, aromatizzato, alle mele, di maiale, pollo o tacchino, anche se quello di maiale rimane il classico. Viene servito di solito bello croccante, tant'è che per mangiarlo potete utilizzare anche le mani. Ma anche qui il bacon non è l'unico tipo di carne che potete ordinare nel piatto della vostra colazione. Potete ordinare anche del canadian bacon, che non è altro che una fetta di prosciutto tagliata grossa e cotta alla piastra. Oppure in alternativa potete chiedere sauseges (salsiccia), ma poi dovrete specificare se la volete intera o patty (a polpetta). Dipende dai posti ma anche qui ne potete trovare di tutti i tipi: dolci, italian style (leggermente piccanti e con l'aggiunta di semi di finocchio), piccanti... Tutte comunque all'insegna della leggerezza!

lunedì 5 novembre 2007

American breakfast - Le uova

Domenica sono andato a fare colazione. La classica colazione americana che non ha niente a che vedere con la nostra "brioche e cappuccino", ma è praticamente un pranzo che prevede uova, carne e pane. Eh sì, ma la scelta è mica semplice! Dovete aver ben chiaro in testa cosa volete ordinare. Che se ordinate semplicemente due uova, bacon e del toast, come minimo vi verranno fatte altre 5 domande. Dovete essere precisissimi. Cominciamo a parlare delle uova. Anche noi in Italia abbiamo diversi modi di cucinarle, ma in America la differenza tra un tipo e l'altro è veramente sottile. Se volete un uovo cucinato da entrambi lati finché il rosso sia completamente solidificato ordinerete un "over hard egg". Lo ordinerete "over medium" se volete invece che il tuorlo un po' più solido, ma ancora liquido. Se invece lo volete cucinato su entrambi i lati, ma con un tuorlo liquido ordinate un "over easy", anche chiamato "runny" o "sunny side down". Sarà invece "sunny side up" se lo cucineranno da un solo lato: il tuorlo sarà liquido, ma l'olio di cottura può essere utilizzato per ungere la parte superiore dell'uovo. Le "scrambled eggs" sono le uova sbattute e cucinate con l'aggiunta di un po' di latte. Sono sicuro comunque che i nativi potrebbero trovare altri modi di chiamare e cucinare le uova per il breakfast.

venerdì 20 luglio 2007

Microbreweries

Birra: orzo, luppolo, lievito e acqua. 4 ingradienti che possono dare origine a una varietà quasi infinita di gusti e tipologie diverse di questa bevanda conosciuta già al tempo degli Egizi. In fatto di birra il Pacific Northwest sta diventando particolarmente famoso per le sue microbreweries, birrerie che producono modeste quantità di birra di qualità che viene rivenduta nella zona. A Seattle c'è per esempio la Red Hook, solo per citare la più famosa.
Ora cercherò di fare un po' di chiarezza per quelli che arrivati in america sono un po' confusi ordinando una birra. Perché qui non si chiede banalmente una bionda, rossa, scura, doppio o triplo malto. E di solito il listino delle birre non te lo danno per cui devi sapere esattamente cosa vuoi.
Cominciamo (grazie all'aiuto del web ovviamente). Numerose sono le possibilità di classificare le birre. Una classificazione è in base al lievito utilizzato, responsabile della fermentazione. Ne esistono due grandi famiglie:
A fermentazione alta (Top-Fermenting Yeast) come il Saccharomyces cerevisiae (e dai suoi ceppi) che predilige temperature elevate e durante il processo sale in superficie del tino di fermentazione. Le birre ottenute vengono genericamente denominate ale.
A fermentazione bassa (Bottom-Fermenting Yeast) come il Saccharomyces carlsbergensis (e dai suoi ceppi) che predilige temperature più basse e durante il processo si deposita sul fondo del tino. Le birre ottenute vengono genericamente denominate lager.
Sia le ale che le lager possono essere di qualsiasi colore e gradazione. La differenza principale è che le ale sono più complesse e ricche di aromi floreali, speziati e soprattutto fruttati, mentre le lager sono più "pulite" ed evidenziano soprattutto il malto e il luppolo.
Anche se tecnicamente si possono definire “ale”, alcuni stili di birra non sono mai chiamati con questo nome, ad esempio le stout, le porter e le birre di grano. Riguardo alle lager, anche se talvolta il termine è usato in riferimento alla “classica” chiara leggera, tecnicamente esistono anche lager scure.

Cominciando dalle ale... una grossolana suddivisione si può fare tra ale inglesi (o meglio anglosassoni) e ale belghe.

Le ale inglesi e americane
Le ale inglesi hanno un certo carattere fruttato, ma molto meno evidente di quello delle belghe, e spesso evidenziano maggiormente il malto e il luppolo.Le microbirrerie USA hanno contribuito a rivitalizzare molti tipi di ale inglesi (e anche stout), tra cui la brown ale e soprattutto le India Pale Ale (una delle mie preferite!).
Le bitter costituiscono lo stile base inglese. Spesso ambrate (ma anche dorate), mediamente di gradazione piuttosto bassa – spesso al di sotto dei 10 o anche 9 gradi saccarometri, 3,5% alcool – e quasi sempre con un amaro abbastanza pronunciato. Il grado di amaro è comunque variabile, come la gradazione che sale per le special o best bitter e ancor più per le ESB (extra special bitter). Il termine pale ale è abbastanza intercambiable con quello di bitter, anche se è più usato per le versioni in bottiglia. La classica bitter infatti è alla spina, meglio ancora se non filtrata, rifermentata in fusto con carbonatazione naturale (nel qual caso rientra nella definizione di real ale).
La mild è uno stile sempre più raro: sono birre ancor più leggere delle bitter, piuttosto scure, più tendenti al dolce, delicate ma saporite nonostante la bassa gradazione.
Le brown ale (altrettanto rare) possono esser considerate una versione un po' più forte delle mild.
Le winter ale e le old ale sono birre solitamente ambrate o scure, piu dolci e meno beverine, adatte alla stagione invernale o a bevute più “meditate”. La gradazione è più alta, anche se piuttosto variabile (per gli standard inglesi una birra al 5% è già forte, ma le old ale piu' forti si spingono anche verso i 7, 8, 10 gradi alcolici).
Lo stile di birra più forte è quello dei cosidetti barleywine (lett. vino d'orzo) - nome relativamente recente dato che nel secolo scorso le normali ale un po' forti raggiungevano tranquillamente la stessa gradazione. Sono birre potenti (8-10% di alcool, e anche piu'), a volte sciroppose o caramellate, piuttosto luppolate ma con l'amaro bilanciato dalla dolcezza del malto. Le ottime versioni USA dei barleywine sono in genere più intense come luppolo e come amaro. Per la verità lo stile dei barleywine è molto raro in Gran Bretagna, e la loro patria sono proprio gli USA (dove si producono anche molti barleywine in stile inglese, più ancora che non in Inghilterra).
Le India Pale Ale erano originariamente (nell'800) prodotte in UK per l'esportazione nelle colonie, ed erano caratterizzate da una luppolatura e un amaro eccezionali. Le IPA sono ora rare in UK, e in genere poco “rispettose” della tradizione. Gli USA invece hanno rivitalizzato e fatto loro questo stile, producendo esemplari decisamente caratterizzati e spesso con un grado di amaro davvero impressionante! Anche le normali pale ale americane sono piuttosto luppolate, e l'uso di luppoli locali dall'aroma particolare le fa classificare a parte, come APA (american pale ale).

Le ale belghe
Sono in genere decisamente più fruttate delle inglesi, spesso speziate e a volte acidule. Gli stili sono davvero tanti, e molte birre fanno stile a se!
Le blond ale costituiscono uno stile non molto tradizionale, ma sono sempre più diffuse e sono considerabili come stile “base” (toccano comunque vertici eccezionali con la Westvleteren Blond).
Le belgian pale ale sono piu' tradizionali ma meno diffuse, sono affini alle cugine inglesi ma con maggior carattere di lievito.
Le saison sono ben caratterizzate: dorate o ambrate, a volte acidule, ben luppolate e speziate.
Le birre di abbazia e trappiste sono ben conosciute, ma non sono uno stile bensì - in un certo senso - una denominazione di origine: infatti le trappiste sono piuttosto diverse tra loro – pur con qualche caratteristica comune – ma la denominazione è ben precisa e comporta che la birra sia effettivamente prodotta da o sotto il controllo diretto di monaci trappisti. Birra d'abbazia è invece un termine meno significativo, che indica uno stile più o meno vagamente nell'ambito di quelli delle trappiste vere, e una connessione più o meno remota con un'abbazia ancora esistente o meno, ma la produzione comunque è “laica”.

Stout e Porter

Le stout sono birre ad alta fermentazione caratterizzate da un colore molto scuro (anzi, nero) e una tostatura molto marcata; in genere la gradazione è relativamente bassa, e l'amaro intenso; l'aroma del luppolo è invece moderato, sovrastato da quelli tipici di cioccolato e caffè.
Le dry stout rispecchiano in pieno queste caratteristiche e non presentano la minima traccia di dolcezza.
Le più rare sweet stout invece pur mantenendo colore e note tostate sono meno amare e più dolci (da moderatamente a decisamente). Un tipo di sweet stout è la milk stout, caratterizzata dall'uso di lattosio (non fermentabile) per aumentare la dolcezza.
Le oatmeal stout (di dolcezza intermedia), anch'esse ormai non molto diffuse, sono tipicamente vellutate grazie all'impego di farina di avena.
Infine le imperial stout, uno degli stili più caratterizzati del mondo birrario, sono un po' un incrocio tra il carattere delle dry stout e la potenza dei barleywine. Forti, amare, tostate, un po' fruttate... sono fra le birre più sontuose che esistano!
Le porter si possono considerare delle stout un po' meno intense. In effetti nei secoli scorsi lo stile generale di queste birre scure era indicato come porter, e quelle più forti venivano chiamate stout porter - e poi più semplicemente stout.

Birre di grano
Sono birre ad alta fermentazione caratterizzate dall'ampio uso di frumento (50% e oltre). Gli stili più famosi sono quello tedesco (denotate come weizen, ovvero "birre di grano", o weisse, ovvero "birre bianche", per via dell'aspetto opalescente) e quello belga (biere blanche, o wit, con lo stesso significato e motivazione). Le affinità fra questi stili riguardano, oltre all'uso del frumento, il colore chiaro, la gradazione media, e un certo carattere speziato e acidulo. Le differenze non mancano: le blanche impiegano frumento non maltato, mentre nelle weizen è usato maltato; le blanche impegano spezie come coriandolo e buccia d'arancia, mentre nelle weizen usano il carattere speziato è dovuto esclusivamente al lievito molto particolare, che produce anche un caratteristico aroma di banana. In Germania si producono anche weizen scure (denominate dunkelweizen o anche dunkelweissen: scure bianche!) e birre di grano più forti (weizenbock). Le berliner weisse sono più leggere e decisamente acidule (lattico).

Lager chiare
Le pils sono lo stile più classico (di origine ceca, anzi boema) fra le lager chiare e leggere e sono caratterizzate dal colore chiaro o dorato, dalla luppolatura abbondante e dall'amaro pronunciato. Le migliaia di imitazione internazionali hanno spesso poco a che fare con le classiche pils ceche, bavaresi o renane.
Le hell tipiche bavaresi sono meno amare e più maltate.
Le dortmunder sono leggermente più forti.

Bene... credo di avervi creato abbastanza confusione. Non vi resta che cercare di riprendervi davanti a un bel boccalone di birra fresca.

martedì 12 giugno 2007

Marshmallows

Finalmente li ho provati! Quando fai campeggio in america e accendi un falò, insieme agli hot dogs non possono mancare i marshmallows. Le caramelle supergommose e spugnose a base di zucchero, corn syrup (sciroppo di mais), bianco dell'uovo sbattuto e quant'altre schifezze necessarie alla produzione. L'unico ingrediente veramente naturale, da cui prendono il nome sti dolcetti, era ricavato dall'Althaea officinalis (o marshmallow plant), ma per il costo elevato è stato sostituito dalla più comune gelatina. Normalmente noi italiani siamo abituati a mangiarli "a freddo" direttamente dalla confezione. Qui hanno avuto la trovata di tostarli alla fiamma. Dopo aver infilzato su un bastoncino appuntito il cilindretto di marshmallow (questa è la forma adatta per il campfire), lo dovete avvicinare alla fiamma e girarlo lentamente in modo che si imbrunisca tutto intorno. Prima che si sciolga troppo e che caschi direttamente tra le braci, lo potete togliere e mangiare. A questo punto la consistenza non è più spugnosa, ma all'esterno s'è formata una crosticina e dentro tende a essere piuttosto cremoso. Insomma fare i marshmallows al fuco è arte e abilità. In quanto al gusto... bhè dopo 2-3, caldi cominciano ad essere un po' stomachevoli in quanto sono parecchio dolci. Io li preferisco al naturale. Comunque con i marshmallows esistono un sacco di ricette. Tra le più famose per i bambini quella degli S'mores (contrazione di some more) che consistono in un marshmallow caldo e un pezzo di cioccolata racchiuso tra due graham crackers. Se volete provare altre ricette e farvi salire la glicemia alle stelle, potete trovare altre ibformazioni sul sito www.campfiremarshmallows.com

domenica 11 marzo 2007

Girl Scouts cookies

Una vecchia tradizione americana, che risale addirittura agli inizi del '900, è la vendita una volta all'anno nei quartieri delle città dei Girl scouts cookies. Le Girl Scout (spesso accompagnate da una mamma o comunque un supervisore) si piazzano con i loro banchetti alle uscite dei supermercati e nei posti più tattici a vendere tutta una serie di diverse scatole di biscotti il cui prezzo si aggira intorno ai $4. I soldi servono per finanziare il gruppo (materiali, campi scouts, attività). E come recita la scritta sulla scatola: "potresti rimanere sorpreso cosa i biscotti delle girl Scout possono costruire: valori forti, menti forti, corpi forti, spiriti forti, amicizie forti, abilità forti, autorità forti, una comunità forte". Cioè i Girls Scuots Cookies sono il pilastro della società moderna americana!
In realtà ha anche l'aria di essere un ottimo business. C'è una vera e propria produzione a livello industriale.
Esistono un sacco di varietà diverse:
  • Thin Mints: è il biscotto più conosciuto. Rotondo, al sapore di menta e ricoperto di cioccolato copre circa il 25% delle vendite. La confezione è verde scura.
  • Do-si-dos or Peanut Butter Sandwiches or Savannahs : biscotto a sandwich, rotondo, è ai fiocchi d'avena con un ripieno di burro d'arachidi. La scatola è arancione.
  • Trefoils or Shortbread : Biscotto al burro a forma di trifolio. La scatola è blu.
  • Hoedowns or Tagalongs or Peanut Butter Patties: è un biscotto rotondo con uno strato di burro d'arachidi sopra e ricoperto di cioccolato. E' venduto in una scatola rossa. L'origine del nome tagalong deriva da un gioco che le ragazze scuots fanno con una palla da basket.
  • Samoas or Caramel deLites : é un biscotto a forma di doughnut con un buco nel mezzo, ricoperto di caramello e farina di cocco e strisce di cioccolata. Questo biscotto è in una scatola viola.
  • All Abouts: biscotto al burro con un lato di cioccolato. Sono in una scatola rosa.
  • Thanks-A-Lot: biscotti al burro con uno strato di fudge e la parola "thank you" in Inglese, Francese, Cinese, Swahili o spagnolo in rilievo sopra (ehi! E in italiano?).
  • Café Cookies: biscotti alla cannella. Sono in una confezione marroncina.
  • Little Brownies: i nuovi arrivati dal 2006. Biscotti senza zucchero che sembrano pezzi di brownies con pezzi di cioccolato.
  • Cartwheels: Rotondi alla cannella e fiocchi d'avena, contengono calcio e vitamine.
  • Lemonades: biscotti al limone a forma di fetta di limone.
Anch'io non ho potuto resistere agli occhioni dolci delle Girl Scuots. dolci... si! si! M'han fregato pure a me e ho coprato due scatole di biscotti! Altro che dolci bambine! In realtà dietro quegli occhioni innocenti cova l'anima del puro commerciante americano. Piccole imprenditrici di 8 anni crescono.

sabato 3 marzo 2007

I cugini di Mickey Mouse

La notizia è della scorsa settimana. In un fast food di New York (un Taco Bell) dopo l'ora di chiusura, alcuni passanti hanno notato dalla vetrata esterna decine di ratti che si aggiravano indisturbati tra i tavoli del locale. Gli animaletti (pantegane da mezzo chilo) sono stati subito filmati tra gli urletti delle signore che assistivano alla scena, e il video ha fatto il giro della nazione.
In effetti l'igiene di molti ristoranti americani è praticamente inesistente. Se poi pensate che nella maggior parte dei posti non esistono nemmeno le tovagliette o simili per coprire i tavoli... Quel che è certo è che ratto non è certo sinonimo di pulito...
E non credete che Quello di New York sia un caso isolato! La scorsa notte passeggiando per le vie dello U-district (il quartiere universitario), in cui i ristoranti pullulano data la presenza dei molti studenti, s'è ripetuta la stessa scena. All'inizio credevo fosse uno scherzo... Poi all'interno di un ristorante thai abbiamo avvistato un rattone che pascolava tra le sedie e il bancone del locale. Che schifo! Certo in quel ristorante non ci metterò mai piede (e se passate per Seattle fate un fischio che vi dico il nome), ma chi mi assicura che tutti quelli vicini non abbiano lo stesso problema? Squeeeeeeeeek!

sabato 10 febbraio 2007

American sandwiches

E' sì. I panini in America la fanno da padroni. Padroni incontrastati del grasso e dell'unto, del livello alto di colesterolo e dei chili di troppo. Avete presente quei filoncini con dentro qualche fetta di buon prosciutto crudo S. Daniele, con al massimo qualche scaglia di grana? Per gli americani sarebbe un panino da fame. Che panino è se non contiene almeno 3 etti di carne, foglia di lattuga, cipolla e aglio, sottaceti di tutti i colori, formaggi plasticosi e qualche litrata di salse varie?
Qualche volta mi capita di comprare un panino per pranzo. Mi ricordo una delle prime volte, dopo aver ordinato un panino, mi chiesero che tipo di salsa ci volevo dentro. Quando gli ho risposto che non volevo nessun tipo di salsa che per me il mio panino con lattuga, insalata di pollo e peperoni andava benissimo così, ho gettato in una profonda crisi esistenziale il commesso che, scioccato, mi ha ripetuto 3-4 volte se ero sicuro. Io, stizzito dopo avergli risposto ogni volta che era ok così, mi son messo allora ad aspettare il mio panino. Non ci crederete, ma il commesso è venuto da me a chiedermi se almeno volevo un po' di formaggio dentro, al che gli ho dovuto dire di sì, temendo delle ripercussioni anche sulla sua salute fisica oltre che a quella mentale. Incredibile! Probabilmente in cucina ne avran parlato per tutta la giornata!
Vicino a casa c'è poi una cucina caraibica dove preparano panini e primi piatti tipici. Avendomi caldamente consigliato di provare i sandwiches, non ho resistito alla tentazione e una sera ne ho ordinato uno per asporto. A parte il fatto che con la borsetta con il panino uno ci può far quasi sollevamento pesi, il panino era ottimo . Dentro c'erano i quantitativi di due bistecche peperoni jalapenos, lattuga, salsina e fettone di cipolla larghe due dita (vedi foto per credere). Il difficile è riuscire a tenerlo in mano un panino del genere! Credevo che le dieci salviette che mi avevano fornito insieme fossero la solita esagerazione da americani: invece era talmente unto e mi son impiastricciato le mani talmente tanto che non mi son nemmeno bastate! (credo che l'unto si possa notare anche nella carta della foto). Altro che i sapori semplici dell'Italia!

giovedì 18 gennaio 2007

Just add water

Avete improvvisamente voglia di un dolce, ma sul più bello vi accorgete che vi manca un ingrediente? Provate allora a chiedere alla vicina, ma purtroppo anche lei deve ancora andare a fare la spesa? Qui il problema è risolto con la vendita dei dolci che preferite di più in busta, con gli ingredienti liofilizzati mescolati insieme e già pronti per l'uso. Sicuramente meritano una menzione speciale le farine per i dolci lievitati che contengono tutto: dal burro alle uova fino al lievito... Ma la cosa divertente è che con questo tipo di farine potete fare tutti i più famosi dolci americani. Aggiungendo solo dell'acqua e infornando per 5 min, eccovi i pancakes, le focaccine dolci rotonde che si impilano una sull'altra (io arrivo a fare torri da sei!) e si cospargono di sciroppo d'acero (quelle che si mangia sempre Homer Simpson per capirsi). Se poi invece del forno usate un'apposita padella e aggiungete un cucchiaio di olio ottenete i waffles, quelli che sembrano un po' una griglia che puoi riempire con mille schifezze diverse. Aggiungendo un po' di burro e latte et voilà i biscuits che son tipo dei paninetti dolci. Aggiungendo un po' di zucchero e burro invece ci fai gli scones, che sono delle brioschine, mentre variando le proporzioni ci puoi fare anche i chocolate chips (biscottoni giganti con le goccie di cioccolato). Insomma mille usi con un solo prodotto. Ma la qualità non è paragonabile alle torte delle nostre nonne!!!
Nota storica: The first mention of pancakes in history can be found in the Bible passage Luke 22:7-20 as follows:
[7] Then came the day of Unleavened Flattened Bread on which the Passover lamb had to be sacrificed. [8] Jesus sent Peter and John, saying, "Go and make preparations for us to eat the Passover. Make sure you fry that bread up good."
[9] "Where do you want us to prepare for it?" they asked.[10] He replied, "As you enter the city, a man carrying a box of Bisquick will meet you. That shit'll make this bread easier for you - just add water. Follow him to the house that he enters, [11] and say to the owner of the house, 'The Teacher asks: Where is the guest room, where I may eat the Passover with my disciples?' [12] He will show you a large upper room, all furnished. Make preparations there."[13] They left and found things just as Jesus had told them. So they prepared the Passover. They made some lamb, some beer, and some pancakes.[14] When the hour came, Jesus and his apostles reclined at the table. [15] And he said to them, "I have eagerly desired to eat this Passover with you before I suffer. DAMN! THOSE PANCAKES LOOK AMAZING! [16] For I tell you, I will scarf all of them shits up before God."[17] After taking the cup, he gave thanks and said, "Don't touch my fucking pancakes. Don't think of dividing them among you. [18] For I tell you I will not drink again of the fruit of the vine until the kingdom of God comes."[19] And he took pancakes, gave thanks and broke them, and gave it to his tummy, saying, "This is my body given for you; touch my fucking pancakes and I will kill you."[20] In the same way, after the supper he took the cup, saying, "This cup is the new covenant in my blood, which is poured out for you. Where's my God damn beer? I don't want this shit!"

sabato 30 dicembre 2006

Finger food

Bhè lo dice la parola stessa: finger food, ossia mangiare con le mani. Qui in america più che una moda, come sta accadendo un po' in Europa, è una vera e propria abitudine. Scordatevi le tovaglie, scordatevi di sedervi e di mangiare con le posate. Se siete invitati a una cena-festa americana molto probabilmente dovrete mangiare con le mani attingendo alle varie ciotole ammassate sopra una tavola. E' più o meno il nostro buffet, dove uno si riempie il piatto (rigorosamente di plastica!) e comincia a sgranocchiare in piedi. Il menù è varissimo e dipende dalla fantasia di chi cucina: crudités di stagione con salsine varie, tartine, gamberetti, torte salate, patatine... qui esistono veri e propri manuali con ricette oserei dire... proprio da leccarsi le dita! In più con questo stile potete permettervi di chiedere agli invitati di portare qualcosa, tanto dopo si butta tutto sopra la tavola. Un sistema sicuramente pratico: il cibo lo gusti dove vuoi, sul divano, su un pouf, e così non c'è bisogno di avere una tavola lunga 3 metri se hai 20 invitati. In più finito di mangiare non devi lavare praticamente nulla. Il problema è che qui sta diventando un abitudine anche per i pasti principali. Perché qui negli Usa non si perde tempo in cucina! E mangiare puoi farlo dove e quando vuoi! Sarà... ma tutta sta comodità non la vedo: pensate a quando si hanno in mano sia il bicchiere che il piatto, quando l'unico modo per azzannare qualcosa diventa quello di gettarsi sul cibo con la faccia (ho inventato il face food?!)... Comunque vi prego: quando torno in Italia e mi invitate a cena (perché mi inviterete!) tirate fuori la vostra bella tovaglia piena di macchie di sugo e vino nero e metteteci sopra i vostri piatti sbeccati! Questo sì è veramente cool!

venerdì 15 dicembre 2006

Product of Italy

Per fare la spesa risparmiando, qui a Seattle, il negozio che tutti ti consigliano è sicuramente Trader's Joe. Oltre agli ottimi prezzi (il negozio è infatti frequentato da un sacco di studenti universitari) trovate parecchi prodotti italiani che non sono per niente male. Pasta, olio, aceto balsamico, affettati, formaggi, pizze surgelate... Tutto a buon mercato. Ma anche qui... l'incredibile! Tra i formaggi trovate grana padano, parmigiano reggiano, mascarpone, pecorino romano e pure l'asiago! Li ho testati e sono buoni. Ma quello che fa sorridere è sicuramente l'etichetta, perché per far notare che il prodotto è italiano sono state aggiunte delle figure tipiche del nostro paese... peccato che abbiano un po' di confusione in testa... Il pecorino romano ha sulla confezione (pensate un po'!) una gondola! Al grana padano è associata la torre di Pisa. Sull'etichetta del parmigiano reggiano trovate una colonna corinzia (non chiedetemi perché). Ma udite udite sull'asiago c'è... il colosseo!!! Quasi quasi lancio la linea di fontina con i bronzi di Riace e la Mozzarella di bufala con la mole Antonelliana...

sabato 9 dicembre 2006

It's eggnog time!

Da due settimane circa ogni shop, bar o ristorante della città espone manifesti a lettere cubitali facendo sapere alla gente che l'eggnog è tornato! ...ma perché dov'era stato?...ma soprattutto: chi è l'eggnog? Avendo intuito dai cartelli pubblicitari che si trattava di qualcosa da bere, incuriosito dalla cosa non ho potuto fare a meno di entrare in un bar e ordinarlo. "A tall eggnog, please!". Forse per la prima volta se lo ordinavo piccolo era meglio. Ma non perchè non sia buono (anzi è ottimo), ma perché è di una pesantezza unica nel genere. Si tratta di una bevanda a base di latte, panna (parecchia panna) e uova con in più spezie tipo cannella e noce moscata servita con o senza l'aggiunta di alcool (il mio era senza per fortuna, sennò dal bar ci uscivo ubriaco credo). Ricorda come gusto un po' la nostra crema al marsala. Ed è tornato perchè l'eggnog è una bevanda tipica delle feste natalizie. Mi hanno spiegato che la parola deriva da egg (uovo) and grog (il rum). Da egg 'n grog a eggnog il passo è breve... ma tutti han la loro teoria sull'esatta etimologia del nome. Comunque lo vendono anche al supermercato... e non ho resistito nel non comprarlo! Cheers!