4 mesi che non scrivo un post! Che vergogna! Me ne scuso con tutti i lettori (è si sembra che qualcuno legga il mio blog e che si sia pure lamentato del fatto che non lo tengo aggiornato). I posts da scrivere sarebbero tantissimi, ma vedo di darvi qualche informazione aggiuntiva di cos'è successo in questo periodo di assenza.
Sono quasi sconvolto nel notare che l'ultimo post che ho scritto riguarda la prima hike della stagione. Bhè dopo quella ne sono seguite numerose! Dalla classica Lake 22 con la neve a giugno per passare al favoloso Lake Colchuk vicino Leavenworth e finire con la più recente Catwalk a Snoqualmie pass. Potete trovare qualche foto sul mio album web. Che dire: come al solito la natura qui è spettacolare e maestosa.
Poi non posso non citare il mio viaggio a Yellowstone. 12 ore con la mia macchina scassata con sosta a Butte per visitare la miniera e assaggiare i famosi "pasties". (ricetta @ http://www.cooks.com/rec/view/0,1826,159180-230193,00.html). Yellowstone è indescrivibile. E le foto che ho scattato non riescono a raccontare le emozioni che si provano nel trovarsi di fronte a una mandria di bisonti, un orso nero che attraversa il fiume, fare il bagno in una sorgente termale, aspettare che un geyser erutti, fare escursioni battendo le mani e canticchiando nella speranza di spaventare un grizzly che potrebbe attaccarti.
Poi al ritorno alcune ghost towns, villaggi di minatori una volta ricchi e prosperosi e oramai abbandonati da anni. Bannack merita sicuramente una visita anche perché poco frequentato da turisti. (http://www.bannack.org/)
E poi il viaggio all'Olympic penisula (http://www.nps.gov/olym/). 500 miglia in 3 giorni dalle montagne all'oceano.
La Fremont Solstice parade con i ciclisti nudi.
L'indipendence day e i fuochi d'artificio sul lago.
Il matrimonio all'americana di Daniela e Julio, le bambine che sono nate e quelle che devono nascere ancora.
I ciclisti che cadono e si spezzano la clavicola alle 9.30 di sera.
Il cane che cerca di cacciare il porcospino, i 300 aculei che s'è preso, le 4 ore di intervento, i $550 spesi dal veterinario e le 2 ore passate a pulire la mia macchina. I sei punti che ho dato sulla zampa allo stesso cane la Domenica dopo.
Seattle, come al solito, è priceless.
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venerdì 3 ottobre 2008
sabato 17 maggio 2008
Cougar Mountain
Il Cougar Mountain Park è uno dei vari parchi che offre la contea a poche miglia dal centro di Seattle. L'area si trova tra le città di Bellevue, Newcastle e Issaquah e copre circa 3000 acri. Ci sono più di 36 miglia di sentieri da percorrere, nonché 12 adibiti anche a percorsi con cavalli.
Direi il posto ideale per una passeggiata in tranquillità, per evadere dal caos cittadino e immergersi nella tipica foresta del Northwest. A parte il sottobosco e una piccola cascata, non aspettatevi però grandi panorami da questo giro. La montagna infatti non raggiunge una grande altitudine, ma proprio per questo Cougar Mountain è adatta per un'escursione senza grandi dislivelli, a bassa quota, ad inizio stagione, quando la neve occupa ancora le zone a quote più alte.
Direi il posto ideale per una passeggiata in tranquillità, per evadere dal caos cittadino e immergersi nella tipica foresta del Northwest. A parte il sottobosco e una piccola cascata, non aspettatevi però grandi panorami da questo giro. La montagna infatti non raggiunge una grande altitudine, ma proprio per questo Cougar Mountain è adatta per un'escursione senza grandi dislivelli, a bassa quota, ad inizio stagione, quando la neve occupa ancora le zone a quote più alte.
martedì 22 aprile 2008
Pacific International Cup
Chi l'avrebbe mai detto. Ritornare a Richmond-Vancouver per un torneo internazionele di curling nello stesso club e dormire nello stesso albergo 7 anni dopo esserci stato con la nazionale. Questa volta però indossavo la giacca del Washington State invece di quella italiana. E anche se il colore dello stato è magari più il verde, abbiamo optato per delle giacchette celesti, che alla fine un po' mi ricordavano quelle degli azzurri. Il torneo in questione era la Pacific International Cup (http://www.picup.ca/), un torneo di livello internazionale della durata di 5 giorni che vede coinvolte alcune squadre degli stati occidentali e centrali degli stati Uniti, squadre asiatiche, Australia e i vincitori dei rispettivi club del British Columbia. Un totale di 20 squadre divise in due gironi da 10. Dopo 7 gare le prime due di ogni girone accedono alla fase finale. Direi che ci siamo comportati bene. 6 vittorie su 7 dopo la prima fase ci hanno garantito l'accesso in semifinale. Purtroppo abbiamo perso la partita all'extra end contro un team canadese dopo una partita durata 3 ore. Meglio è andata invece la partita per il terzo posto. Siamo usciti vittoriosi contro il Minnesota e ci siamo portati a casa una medaglia di bronzo, più trofeo e giacca sportiva anti vento. E poi come sempre nel curling non sono mancati i parties, le birre, gli ottimi ristoranti (di cucina thai, cinese e giapponese), nuovi amici. Giocare in Canada, per uno stato americano, pur essendo cittadino italiano? Priceless.
lunedì 14 aprile 2008
Whidbey Island
Whidbay Island chiude a Nord il Puget Sound. Con i suoi 100 km è l'isola più lunga dello stato di Washington ed è collegata alla terra ferma per mezzo di un ponte metallico che è uno dei più fotografati dello stato. Tra i primi europei ad esplorare l'isola nel 1792 ci furono il capitano George Vancouver e poi Joseph Whidbey, che ne disegnò una prima mappa e ne diede il nome.
Turisticamente parlando, l'isola ha vari State Parks, riserve e piccoli villaggi. A Nord trovate il Deception Pass State Park, dove c'è l'omonimo ponte che passa sullo stretto che collega Skagit bay allo stretto di Juan de Fuca. Ottimi panorami in tutte le direzioni. Proseguendo verso sud si incontrano Joseph Whidbey State Park, Fort Ebay State Park e Fort Casey State Park. Quest'ultimo è la sede di un forte costruito alla fine del 1890 per la difesa del Puget Sound. Alla fine il forte non venne mai utilizzato, ma i cannoni e la zona fortificata rimane comunque ancora oggi un'attrazione per molti turisti. Anche dal punto di vista naturalistico, il parco offre incredibili scorci delle alte scogliere. Durante la visita il tempo è stato veramente propizio: soleggiato e con una leggera brezzolina. Mera illusione di primavera: dopo 5 giorni a Seattle abbiamo rivisto la neve...
Turisticamente parlando, l'isola ha vari State Parks, riserve e piccoli villaggi. A Nord trovate il Deception Pass State Park, dove c'è l'omonimo ponte che passa sullo stretto che collega Skagit bay allo stretto di Juan de Fuca. Ottimi panorami in tutte le direzioni. Proseguendo verso sud si incontrano Joseph Whidbey State Park, Fort Ebay State Park e Fort Casey State Park. Quest'ultimo è la sede di un forte costruito alla fine del 1890 per la difesa del Puget Sound. Alla fine il forte non venne mai utilizzato, ma i cannoni e la zona fortificata rimane comunque ancora oggi un'attrazione per molti turisti. Anche dal punto di vista naturalistico, il parco offre incredibili scorci delle alte scogliere. Durante la visita il tempo è stato veramente propizio: soleggiato e con una leggera brezzolina. Mera illusione di primavera: dopo 5 giorni a Seattle abbiamo rivisto la neve...
martedì 11 settembre 2007
Day 6: From Astoria to Aberdeen - Crossing the border
Il viaggio si sta per concludere. Un lunghissimo ponte di metallo di 6,5 km ci fa attraversare la foce del Columbia River da Astoria (Oregon) a Megler (Washington). Proprio nello stato di Washington si trova l'ultimo tratto della 101 che gira attorno all'Olympic Peninsula per terminare poi ad Olympia, capitale dello Stato.
Prima tappa a Cape Disappointment. Una parte della superficie del parco è occupata da installazioni militari risalenti al 1860 costruite a guardia della Pacific Coast e della foce del Coloumbia. In realtà quello che rimane sono poco più che ruderi, ma questo parco è interessante per la presenza di due Lighthouses. The North Head Lighthouse costruito nel 1898 è costruito su uno dei posti più ventosi dello stato di Washington: il record è del 1921 con raffiche di vento che toccarono i 126 miglia orari, ma sono comunque frequenti misurazioni superiori ai 100. Due miglia più a sud si trova il Cape Disappointment Lighthouse con il suo colore bianco e nero. Una curiosità: siccome i due fari si trovano molto vicini, per poter essere distinti mentre North Head usa una luce bianca fissa, cape Disappointment alterna lampi bianchi a lampi rossi.
Procedendo sulla 101 si attraversano poi paesaggi stupendi e varie cittadine tra cui Ilwaco, South Bend, Raymond e Aberdeen. Nessuna di quest'ultimedegna di vera attenzione. Aberdeen in particolare è una città portuale e industriale piuttosto bruttina ed è degna di menzione solo perché è la città natale dell'icona grunge Kurt Cobain.C'è da dire che la Washington Coast è sicuramente più selvaggia di quella dell'Oregon e in futuro meriterà una visita più attenta.
Il nostro viaggio nel North-West finisce qui, ma i posti da visitare sono ancora moltissimi per cui... al prossimo viaggio!
Procedendo sulla 101 si attraversano poi paesaggi stupendi e varie cittadine tra cui Ilwaco, South Bend, Raymond e Aberdeen. Nessuna di quest'ultimedegna di vera attenzione. Aberdeen in particolare è una città portuale e industriale piuttosto bruttina ed è degna di menzione solo perché è la città natale dell'icona grunge Kurt Cobain.C'è da dire che la Washington Coast è sicuramente più selvaggia di quella dell'Oregon e in futuro meriterà una visita più attenta.
Il nostro viaggio nel North-West finisce qui, ma i posti da visitare sono ancora moltissimi per cui... al prossimo viaggio!
domenica 9 settembre 2007
Day 6: Oregon Coast - From Cape Meares to Cannon Beach
Altre 65 miglia da percorrere insieme sulla 101 nel post di oggi. Tempo uggioso per tutta la giornata. Prima sosta a Oceanside. La spiaggia: magnifica. Il mocha e il bluberries muffin che ho mangiato nel piccolo caffè con vista sull'oceano: superbi. Immaginatevi una pioggerella leggera che scende verso le 9 del mattino, in questo paesino di pescatori avvolto dalle nebbie. Poche persone in giro: di certo non è una giornata per stare in spiaggia. Ma voi siete lì. Al calduccio nell'accogliente caffé che vi sorseggiate il vostro caffé-cioccolato bollente e vi soffocate col vostro ipercalorico muffin. E dalla finestra guardate le onde che si infrangono sui tre monoliti basaltici che caratterizzano questo pezzo di costa. Insomma sarei rimasto lì immobile per giorni...
Basta sognare! e ritorniamo sulla strada. Sosta successiva a Cape Meares (un'altro dei tre capi compresi nel Three Capes Loop). Qui si trova un lighthouse del 1890 alto solo 38 feet (11.5 metri) con fantastica visuale sulla costa rocciosa. Proprio alcune di queste rocce sono popolate da colonie di uccelli che mischiano le loro grida al rumore delle onde.
Dal loop siamo tornati quindi sulla 101 per visitare Tillamook, o meglio per visitare la famosa Cheese Factory, una tra le dieci attrazioni più visitate dell'Oregon. Ma non aspettatevi di vedere pezze di formaggio rotolare in giro per lo stabilimento: qui il formaggio esce in parallelepipedi sotto vuoto, senza buccia... una fabbrica di sottilette insomma. Altro che Asiago, Pecorino, Parmigiano, Dobbiaco o Gorgonzola!
Altri dieci miglia e breve sosta sul ciglio della strada per alcune foto alle Three Graces (nella foto), tre monoliti molto pittoreschi che sono sormontati da alcuni alberelli.
E quindi l'arrivo a Cannon Beach, una delle più famose spiaggie dell'Oregon Coast. Ci sono accessi a sud e nord della spiaggia per godere da diverse angolazioni di Haystack Rock, un monolite di 235 foot (72 metri) che trovate in tutte le cartoline. Vicino a questo altri due alti e sottili conosciuti come The Needles. Di solito sono fotografati con la luce dell'alba, io li ho visti con pioggia, vento e nebbia. Sembra comunque che pochi eletti riescano a vederlo col bel tempo...
Basta sognare! e ritorniamo sulla strada. Sosta successiva a Cape Meares (un'altro dei tre capi compresi nel Three Capes Loop). Qui si trova un lighthouse del 1890 alto solo 38 feet (11.5 metri) con fantastica visuale sulla costa rocciosa. Proprio alcune di queste rocce sono popolate da colonie di uccelli che mischiano le loro grida al rumore delle onde.
Dal loop siamo tornati quindi sulla 101 per visitare Tillamook, o meglio per visitare la famosa Cheese Factory, una tra le dieci attrazioni più visitate dell'Oregon. Ma non aspettatevi di vedere pezze di formaggio rotolare in giro per lo stabilimento: qui il formaggio esce in parallelepipedi sotto vuoto, senza buccia... una fabbrica di sottilette insomma. Altro che Asiago, Pecorino, Parmigiano, Dobbiaco o Gorgonzola!
Altri dieci miglia e breve sosta sul ciglio della strada per alcune foto alle Three Graces (nella foto), tre monoliti molto pittoreschi che sono sormontati da alcuni alberelli.
E quindi l'arrivo a Cannon Beach, una delle più famose spiaggie dell'Oregon Coast. Ci sono accessi a sud e nord della spiaggia per godere da diverse angolazioni di Haystack Rock, un monolite di 235 foot (72 metri) che trovate in tutte le cartoline. Vicino a questo altri due alti e sottili conosciuti come The Needles. Di solito sono fotografati con la luce dell'alba, io li ho visti con pioggia, vento e nebbia. Sembra comunque che pochi eletti riescano a vederlo col bel tempo...
mercoledì 5 settembre 2007
Day 5: Oregon Coast - From Otter Rock to Cape Kiwanda
E il viaggio continua. Otter Rock è la successiva città che incontriamo. Qui si trova un'altro dei siti più visitati dell'Oregon Coast: il Devil's Punch Bowl. Si tratta di una grotta il cui tetto è crollato e modellata dall'acqua nel corso del tempo. Durante l'alta marea e specialmente durante temporali in periodo invernale, le onde dell'oceano entrano dall'apertura in questa formazione rocciosa che assomiglia appunto a una ciotola.
Sul percorso ci sono poi Depoe Bay, che vanta il porto navigabile più piccolo al mondo e Lincoln City, che si vanta invece di avere il fiume più corto del mondo: il D River lungo solo 120 feet (37 metri).
E sul fine della giornata una vera chicca: Cape Kiwanda (nella foto). Cape Kiwanda fa parte del Three Capes Scenic Route (insieme a Cape Meares e Cape Lookout). Chi arriva alla spiaggia si trova davanti a un promontorio di arenaria parzialmente protetto da un monolite di basalto. E' un punto di ritrovo per numerosi surfisti che con i loro trucks possono arrivare fino al bagnasciuga. Sembrava di stare sul set di "Un mercoledì da leoni", film cult degli anni '70.
Vi aspetto per cavalcare la prossima onda!
Sul percorso ci sono poi Depoe Bay, che vanta il porto navigabile più piccolo al mondo e Lincoln City, che si vanta invece di avere il fiume più corto del mondo: il D River lungo solo 120 feet (37 metri).
E sul fine della giornata una vera chicca: Cape Kiwanda (nella foto). Cape Kiwanda fa parte del Three Capes Scenic Route (insieme a Cape Meares e Cape Lookout). Chi arriva alla spiaggia si trova davanti a un promontorio di arenaria parzialmente protetto da un monolite di basalto. E' un punto di ritrovo per numerosi surfisti che con i loro trucks possono arrivare fino al bagnasciuga. Sembrava di stare sul set di "Un mercoledì da leoni", film cult degli anni '70.
Vi aspetto per cavalcare la prossima onda!
mercoledì 29 agosto 2007
Day 5: Oregon Coast - From Cape Perpetua to Newport
E via verso nord guidando sulla 101. Non c'è che dire: bisognerebbe fermarsi ogni miglio per ammirare un nuovo panorama e fare una nuova foto. Un ottimo panorama lo potete avere da Cape Perpetua: dalla foresta ad un altezza di 802 feet potete ammirare in basso le onde infrangersi sulla scogliera; da qui potete pure ammirare anche il famoso Davils Churn, una fessura nel basalto che dà vita a spettacolari azioni delle onde.
Proseguendo per la strada ci siamo fermati quindi al Seal Rock State Park. Il tempo non era dei migliori, ma che fascino questa spiaggia con la nebbia! Vicino alla spiaggia ci sono un sacco di formazioni rocciose e isole che affiorano dall'acqua, che sono la casa di numerose specie di volatili. La più grande è chiamata the Elephant Rock, roccia estrusiva residuo di antica attività vulcanica e levigata dalle onde nel corso del tempo.
1o miglia ancora e arrivate a Newport, sede dell'Oregon Coast Aquarium (www.aquarium.org). All'acquario è possibile vedere tra l'altro anche otters (lontre), seals (foche) e sea lions (leoni marini), nonché alcuni uccelli marini e percorrere il "passage of the Deep", un tunnel trasparente sottacqua che passa attraverso una piscina con squali, razze e una serie infinita di pesci di profondità. A Newport, il Nye Beach Historic District offre vari posti in cui mangiare pesce, fare shopping o semplicemente ammirare gli affreschi a soggetto marino che riempiono le facciate degli edifici. Poco lontano merita una visita il Yaquina Bay Lighthouse, l'unico faro completamente in legno dell'Oregon Coast. Il faro è direttamente attaccato all'abitazione del capofaro che funge oggi da museo. Ogni stanza è arredata secondo lo stile di fine ottocento con ricostruzioni minuziose dei particolari. E che ne pensate della vista di cui si poteva godere dalla finestra del secondo piano?
Proseguendo per la strada ci siamo fermati quindi al Seal Rock State Park. Il tempo non era dei migliori, ma che fascino questa spiaggia con la nebbia! Vicino alla spiaggia ci sono un sacco di formazioni rocciose e isole che affiorano dall'acqua, che sono la casa di numerose specie di volatili. La più grande è chiamata the Elephant Rock, roccia estrusiva residuo di antica attività vulcanica e levigata dalle onde nel corso del tempo.
1o miglia ancora e arrivate a Newport, sede dell'Oregon Coast Aquarium (www.aquarium.org). All'acquario è possibile vedere tra l'altro anche otters (lontre), seals (foche) e sea lions (leoni marini), nonché alcuni uccelli marini e percorrere il "passage of the Deep", un tunnel trasparente sottacqua che passa attraverso una piscina con squali, razze e una serie infinita di pesci di profondità. A Newport, il Nye Beach Historic District offre vari posti in cui mangiare pesce, fare shopping o semplicemente ammirare gli affreschi a soggetto marino che riempiono le facciate degli edifici. Poco lontano merita una visita il Yaquina Bay Lighthouse, l'unico faro completamente in legno dell'Oregon Coast. Il faro è direttamente attaccato all'abitazione del capofaro che funge oggi da museo. Ogni stanza è arredata secondo lo stile di fine ottocento con ricostruzioni minuziose dei particolari. E che ne pensate della vista di cui si poteva godere dalla finestra del secondo piano?
martedì 28 agosto 2007
Day 4: Oregon coast - Heceta lighthouse
Il faro di Haceta Head è uno dei più visitati e fotografati degli Stati Uniti. E non a caso. Il nome deriva dal marinaio spagnolo Don Bruno de Haceta che fu il primo a documentare su una mappa questo capo durante una missione nel 1775. La costruzione del faro iniziò nel 1892. Il risultato fu la creazione di una torre alta 56 feet (17 metri) situata su una scogliera a 150 feet (46 metri) dal mare. E' il più potente faro della costa dell'Oregon che grazie a un sistema di lenti di Fresnel di primo ordine riesce ad illuminare fino ad una distanza di 21 miglia (34 km). Vicino alla torre vennero costruiti poi due ripostigli dove veniva custodito l'olio per alimentare la fiamma del faro. L'olio veniva tenuto in due zone distinte, così in caso di incendio di una costruzione, si poteva sempre contare su quello contenuto nell'altra. Il capo faro e i suoi due aiutanti vivevano con le proprie famiglie in due vicine abitazioni identiche in stile Queen Ann. Nel 1963 il faro venne automatizzato cosicché l'uso di un custode non si rese più necessario. Una casa venne venduta, smontata e ricostruita in un altra città, mentre vicino al faro ne rimase solo una. Quest'ultima è oggi utilizzata come Bed & Breackfast. Potete sciegliere tra 6 stanze diverse, arredate secondo lo stile dell'epoca, con panorami sull'oceano, sul faro o sulla foresta. Il breakfast con 6 diverse portate fa poi di Cape Heceta un posto chic che molte coppie scelgono per un week end romantico. I prezzi? Dai $150 ai $250 a notte a seconda del periodo e della visuale che volete.
giovedì 23 agosto 2007
Day 4: Oregon Coast - Dunes National Recreation Area
Credevo di essere arrivato sulla costa dell'Oregon... e invece sono a Firenze! Oddio! Ho attraversato un tunnel spazio-temporale e non me ne sono accorto? Ehi! Ma dove sono la cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto? E il ponte vecchio? Io qui ne sto attraversando uno di acciaio e cemento, ma intorno vedo solo dune di sabbia! Ah! Adesso ho capito! Sti americani! Anche i nomi delle città vanno a copiare! Sono a Florence sulla mitica 101 e le dune di sabbia che vedo fanno parte della famosa Dunes National Recreation Area. L'Oregon Dune si estende per 40 miglia sulla costa da Florence a Coos Bay. Il paesaggio formato nel corso di migliaia di anni per azione di vento, pioggia e oceano rappresenta qualcosa di unico. Alcune dune arrivano a essere alte 100-150 metri e vengono sfruttate per fare hiking e off road vehicle riding. Ci sono infatti aree appositamente riservate per noleggiare e usare le Dune buggies, le macchinine aperte con ruote grandi e gomme larghe appositamente studiate per scavalcare le dune. Comunque già passeggiare in una bella giornata lungo il bagnasciuga dell'oceano protetti su un lato da montagne di sabbia è una bella sensazione. E guardare i gabbiani che volano a pelo dell'acqua. O cercare conchiglie lungo la spiaggia. Scorgere il nido di alcune snowy plovers con i pulcini. Sedersi ad ascoltare le onde che si infrangono... con nessuno che grida: "Cocccooo bellllooooo!"
lunedì 20 agosto 2007
Day 3: Columbia River Gorge - The Waterfalls
Il Columbia River sorge nelle Rocky Mountains canadesi e dopo un lungo viaggio attraverso tutto lo stato di Washington si getta nel pacifico, definendo lungo la strada la maggior parte del confine tra Washington e Oregon. Il fiume una volta sfociava nell'oceano attraversando lo stato più centralmente, ma 15 milioni di anni fa, grandi flusi di lava ne alterarono il corso spostandolo più a sud. Come se non bastasse la topografia della valle cambiò ulteriormente 18mila anni fa durante durante una glaciazione dopo che le acque di un gigantesco lago (di cui oggi rimane ancora traccia), the Glacial Lake Missoula, si riversarono più volte nella valle devastandola. Così quella che vediamo adesso oggi è una gola ad U, che assomiglia un po' a un canion, in cui si notano colonne di basalto e sui cui lati trasformati in precipizi si trovano diverse cascate. Arrivando da nord abbiamo attraversato il Columbia river (ed il confine Washington-Oregon) tramite l'impressionante ponte in acciaio Bridge of the Gods, costruito sullo stesso posto di quello che la leggenda narra fosse un ponte di pietra naturale distrutto dall'ira degli dei. Quindi ci siamo visitati tutta una serie di cascate spettacolari che si trovano sulla riva meridionale del fiume: Horsetail, Oneonta, Multnomah, Wahkeena, Bridal Veil Falls and Latourell. Multnomah sicuramente è una delle più impressionanti: le acque, che cadono per 165 metri, si raccolgono in una piscina naturale da cui si forma un'altra cascata di 22 metri che si getta in una seconda piscina naturale. Comunque ognuna di queste cascate ha una sua particolarità e una sua bellezza. Per finire visita al Crown Point Vista House da cui si può godere di un fantastico panorama della valle verso est e ovest. Di solito è il punto di partenza di quelli che visitano la valle, che da Portland si dirigono verso Est. Io per motivi logistici l'ho fatta al contrario, seguendo a ritroso pure le indicazioni delle guide. E che non si può?
domenica 19 agosto 2007
Cascade pass and Sahale glacier
Piccola parentesi nel diario di viaggio tra Washington e Oregon per raccontarvi dell'escursione che ho fatto al Cascade pass e Sahale glacier. Sicuramente uno dei più begli hikes che ho fatto sulle North Cascade, forse anche perché queste montagne mi ricordavano un po' le Dolomiti.
Dettagli tecnici:
Dislivello: circa 2500 feet (800 m)
Lunghezza: 10 miglia (16 km)
Tempo di salita: 4 h
Tempo di discesa:3 h 00
Difficoltà: medio-difficile
Il trailhead si trova a 3 ore di auto da Seattle verso nord con ultimo tratto su strada sterrata. Già dal pacheggio c'è una bellissima visuale sulla valle e sul Mt Johannesbourg, dalle cui cime è possibile vedere vari ghiacciai. Il sentiero sale a zig zag in mezzo alla foresta e ci sono alcuni punti per ammirare meglio i ghiacciai dall'altra parte della valle. Usciti poi dalla foresta il sentiero continua per breve tratto su pietraia per arrivare infine al Cascade pass da dove è possibile ammirare altri ghiacciai e altri picchi ancora innevati. Curiosità: questo passo è stato usato per centinaia di anni dai nativi americani per scopi commerciali. Dal passo è possibile vedere varie marmotte (Hoary marmot) che sono leggermente diverse da quelle che si vedono sulle nostre Alpi (Alpine marmot). Qui sono più grandi, con il mantello più chiaro (hoary significa canuta) e una coda sorprendentemente lunga! Dal Cascade pass abbiamo fatto poi un altra oretta di strada per arrivare a vedere il Sahale glacier. Da togliere il fiato. Sia la strada per arrivarci che il panorama arrivati in cima. Ghiacciaio spettacolare da cui si originano varie cascatelle che vanno a confluire in un lago alpino blu-turchese. Inutile dire che se si ha una macchina fotografica non si smette praticamente mai di scattare. Comunque le marmotte non sono gli unici animali che abbiamo visto: anche chipmunks (avete presente gli scoiattolini con le righine marroni scure sulla schiena e testa? Cip e Ciop per capirsi... anche se la Disney gli ha tagliato la coda) che attraversavano spesso il sentiero, un golden-mantled ground squirrel (un altro tipo di scoiattolo che si differenzia dal chipmunk perché non ha le righine sulla testa) e pure un deer. Nella zona dovrebbero esserci pure dei black bears, ma purtroppo (o per fortuna?) non ho avuto occasione di avvistarli.
Dettagli tecnici:
Dislivello: circa 2500 feet (800 m)
Lunghezza: 10 miglia (16 km)
Tempo di salita: 4 h
Tempo di discesa:3 h 00
Difficoltà: medio-difficile
Il trailhead si trova a 3 ore di auto da Seattle verso nord con ultimo tratto su strada sterrata. Già dal pacheggio c'è una bellissima visuale sulla valle e sul Mt Johannesbourg, dalle cui cime è possibile vedere vari ghiacciai. Il sentiero sale a zig zag in mezzo alla foresta e ci sono alcuni punti per ammirare meglio i ghiacciai dall'altra parte della valle. Usciti poi dalla foresta il sentiero continua per breve tratto su pietraia per arrivare infine al Cascade pass da dove è possibile ammirare altri ghiacciai e altri picchi ancora innevati. Curiosità: questo passo è stato usato per centinaia di anni dai nativi americani per scopi commerciali. Dal passo è possibile vedere varie marmotte (Hoary marmot) che sono leggermente diverse da quelle che si vedono sulle nostre Alpi (Alpine marmot). Qui sono più grandi, con il mantello più chiaro (hoary significa canuta) e una coda sorprendentemente lunga! Dal Cascade pass abbiamo fatto poi un altra oretta di strada per arrivare a vedere il Sahale glacier. Da togliere il fiato. Sia la strada per arrivarci che il panorama arrivati in cima. Ghiacciaio spettacolare da cui si originano varie cascatelle che vanno a confluire in un lago alpino blu-turchese. Inutile dire che se si ha una macchina fotografica non si smette praticamente mai di scattare. Comunque le marmotte non sono gli unici animali che abbiamo visto: anche chipmunks (avete presente gli scoiattolini con le righine marroni scure sulla schiena e testa? Cip e Ciop per capirsi... anche se la Disney gli ha tagliato la coda) che attraversavano spesso il sentiero, un golden-mantled ground squirrel (un altro tipo di scoiattolo che si differenzia dal chipmunk perché non ha le righine sulla testa) e pure un deer. Nella zona dovrebbero esserci pure dei black bears, ma purtroppo (o per fortuna?) non ho avuto occasione di avvistarli.
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martedì 14 agosto 2007
Day 2: Mount Saint Helens - The Ape cave
Ma la parte avventurosa a Mt Saint Helens non è finita con la sola visione del cratere! Sul versante sud della montagna è infatti possibile visitare anche un tunnel naturale formato dalla lava: the Ape Cave. Quale miglior occasione per fare a finta di essere degli speleologi. Parcheggiata la macchina e pagato il fee di $5 abbiamo cercato l'accesso al tunnel. Non trovando subito un sentiero ben segnalato, ho chiesto informazioni su dove fosse la cave a un gruppetto di persone che stavano facendo pick nick.
"Do you know where is the Ape Cave?"
E loro: "Do you mean the big cave?" (Intendi la grotta grande?).
Al che gli ho risposto: "I think so" (credo di sì).
E gentilmente uno s'è offerto di farmi vedere qual'era il sentiero da prendere. Nessuna indicazione e alla fine eccocela davanti: una buia entrata nel terreno conduceva dentro ad una ancor più buia grotta. Non mi sono demoralizzato: la guida lo diceva che bisognava portarsi una lanterna e una pila di scorta, nonché vestirsi pesanti perché sotto faceva freddo... per cui... Sennonché dopo poco per accedere al vero tunnel serviva scendere delle scalette di ferro. Ma neanche questo m'ha fermato e ho esplorato fino in fondo questo tunnel per circa una quindicina di minuti. Un tunnel con stalattiti e stalagmiti laviche e varie formazioni rocciose che illuminavo con la mia torcia. Ritornato alla luce dove c'era chi mi aspettava e ritornati sulla strada, mi sono reso conto dalle indicazioni che quella che avevo appena fatto non era la famosa Ape Cave. Maledizione! Alla vera Ape cave ci siamo arrivati solo con altri 5 minuti di strada. Che dire: tutta un'altra storia. Svariati cartelloni esemplificativi, indicazioni e un accesso al sottosuolo tramite una comoda rampa di scale. E' si! Quella era la famosa Ape Cave! Uno dei più lunghi tunnel di lava del mondo! (E mi sembrava strano che non avessero messo delle indicazioni per i turisti!). Il tunnel di quasi 3,5 km si è formato dopo che la parte esterna di una colata lavica s'è solidificata esternamente, mentre quella più interna ne è fuoriuscita. All'interno del tubo rimangono indicazioni di successive colate laviche , differenti tipi di roccia da analizzare e pareti simil vetro formatesi dallo scioglimento delle rocce a causa di gas supercaldi circa 2000 anni fa. Anche Per questo tunnel comunque devono essere prese le precauzioni dette in precedenza: lanterna, torcia e giacca. Il buio è totale e man mano che si entra la temperatura scende ed arriva fino ai 5°C. Inquietante. Soprattutto se sono le 4 e mezza della sera e ormai non c'è praticamente più nessun turista o guida nella grotta. Solo voi, il rumore del vostro respiro, la luce della vostra piletta... (Per la cronaca: non sono ancora riuscito a trovare indicazioni sul primo tunnel che ho fatto!)
"Do you know where is the Ape Cave?"
E loro: "Do you mean the big cave?" (Intendi la grotta grande?).
Al che gli ho risposto: "I think so" (credo di sì).
E gentilmente uno s'è offerto di farmi vedere qual'era il sentiero da prendere. Nessuna indicazione e alla fine eccocela davanti: una buia entrata nel terreno conduceva dentro ad una ancor più buia grotta. Non mi sono demoralizzato: la guida lo diceva che bisognava portarsi una lanterna e una pila di scorta, nonché vestirsi pesanti perché sotto faceva freddo... per cui... Sennonché dopo poco per accedere al vero tunnel serviva scendere delle scalette di ferro. Ma neanche questo m'ha fermato e ho esplorato fino in fondo questo tunnel per circa una quindicina di minuti. Un tunnel con stalattiti e stalagmiti laviche e varie formazioni rocciose che illuminavo con la mia torcia. Ritornato alla luce dove c'era chi mi aspettava e ritornati sulla strada, mi sono reso conto dalle indicazioni che quella che avevo appena fatto non era la famosa Ape Cave. Maledizione! Alla vera Ape cave ci siamo arrivati solo con altri 5 minuti di strada. Che dire: tutta un'altra storia. Svariati cartelloni esemplificativi, indicazioni e un accesso al sottosuolo tramite una comoda rampa di scale. E' si! Quella era la famosa Ape Cave! Uno dei più lunghi tunnel di lava del mondo! (E mi sembrava strano che non avessero messo delle indicazioni per i turisti!). Il tunnel di quasi 3,5 km si è formato dopo che la parte esterna di una colata lavica s'è solidificata esternamente, mentre quella più interna ne è fuoriuscita. All'interno del tubo rimangono indicazioni di successive colate laviche , differenti tipi di roccia da analizzare e pareti simil vetro formatesi dallo scioglimento delle rocce a causa di gas supercaldi circa 2000 anni fa. Anche Per questo tunnel comunque devono essere prese le precauzioni dette in precedenza: lanterna, torcia e giacca. Il buio è totale e man mano che si entra la temperatura scende ed arriva fino ai 5°C. Inquietante. Soprattutto se sono le 4 e mezza della sera e ormai non c'è praticamente più nessun turista o guida nella grotta. Solo voi, il rumore del vostro respiro, la luce della vostra piletta... (Per la cronaca: non sono ancora riuscito a trovare indicazioni sul primo tunnel che ho fatto!)
lunedì 13 agosto 2007
Day 2: Mount Saint Helens - La potenza del vulcano
Allora... lo sapete cosa accade se una montagna di 2950 metri, che in realtà è un vulcano, ricoperta da neve e ghiaccio, improvvisamente esplode tutto d'un colpo? Ovvio: il disastro è assicurato. Questo è quello che è accaduto al Mt Saint Helens (seconda tappa del nostro viaggio) il 18 maggio del 1980. Già diversi mesi prima dell'esplosione, a causa della vivace attività sismica, la zona era stata evacuata per sicurezza. Troupes televisive erano accorse sul posto in attesa di filmare l'evento. E quella domenica mattina di maggio sono stati accontentati. L'eruzione causò la disintegrazione di una parte della montagna rimpiazzando la cima con un cratere a forma di ferro di cavallo di 1,5 km. (Per la cronaca la montagna ora è alta 2550 metri). La frana fu di proporzioni incredibili. Seguirono esplosioni di lava, cenere e pietre incandescenti. Il vulcano ha polverizzato tutto nel giro di svariate miglia e anche più lontano gli effetti sono stati devastanti. La cenere si depositò fino a centinaia di chilometri di distanza. I ghiacci sciolti ricopersero di fango varie cittadine. Nell'eruzione persero la vita 57 persone, migliaia di animali, vennero distrutte 250 case, 50 ponti e svariate miglia di strade e binari ferroviari. Un ingente danno economico per lo stato. Tra le persone che hanno perso la vita, loro malgrado sono diventati famosi Harry Truman, un 84 che decise di non abbandonare la casa da cui viveva da 54 anni alle pendici della montagna e il cui corpo non è stato mai ritrovato, e il vulcanologo David Johnston che studiò fino alla fine il fenomeno: la sua stazione di osservazione fu investita da una nuvola di cenere calda un attimo dopo aver pronunciato le parole divenute poi famose "Vancouver! Vancouver! This is it!".
Oggi l'area attorno al Mt Saint Helens è un parco nazionale dal 1982 con stazioni di ricerca e centri di educazione e osservazione per i turisti che possono farsi un po' di cultura sui vulcani seguendo video e ricostruzioni dell'evento. Non è possibile scalare la montagna se non con appositi permessi, ma comunque lo spettacolo è già impressionante dalla stazione di osservazione più vicina. Il paesaggio anche dopo 27 anni ricorda quello lunare e anche più lontano dall'epicentro non rimangono che alberi secchi e bruciati. Il vulcano comunque è ancora attivo e lava continua ad uscire in modeste quantità dal duomo che s'è formato al centro del cratere.
Oggi l'area attorno al Mt Saint Helens è un parco nazionale dal 1982 con stazioni di ricerca e centri di educazione e osservazione per i turisti che possono farsi un po' di cultura sui vulcani seguendo video e ricostruzioni dell'evento. Non è possibile scalare la montagna se non con appositi permessi, ma comunque lo spettacolo è già impressionante dalla stazione di osservazione più vicina. Il paesaggio anche dopo 27 anni ricorda quello lunare e anche più lontano dall'epicentro non rimangono che alberi secchi e bruciati. Il vulcano comunque è ancora attivo e lava continua ad uscire in modeste quantità dal duomo che s'è formato al centro del cratere.
giovedì 9 agosto 2007
Day 1: Mount Rainier - Il viaggio ha inizio
Vi sono mancato? Scusate per il lungo silenzio, ma ho approfittato di una settimana di vacanza per girarmi lo stato di Washington e una parte dell'Oregon. Un solo post però non mi basta per raccontare tutti i posti dove sono stato, per cui ho deciso di iniziare un diario del viaggio a puntate dove scriverò del fantastico Northwest. E di cose da raccontare ce ne sono una valanga...
Come molti sanno, le ultime tre estati le ho passate camminando in Spagna e in Italia per un totale di circa 1600 km a piedi. Quest'anno in una sola settimana sono riuscito a fare più di 2100 km: questa volta però ho usato una macchina a nolo...
Dopo aver riempito il bagagliaio e i sedili posteriori della Kia Rio arancione metallizzato, siamo partiti al mattino presto da Seattle alla volta del Mt Rainier National Park. Due ore e mezza e siamo all'entrata Sud-West del parco nazionale dove ad accoglierci c'è la tipica ranger dentro il tipico casello da cartone animato stile Yogi & Booboo. Pagato il fee dovuto, con la macchinina abbiamo cominciato ad arrampicarci su per la montagna. Tutto organizzato molto bene e tutti molto disponibili a dare indicazioni. Lungo la strada trovate punti informazione sui vari trails e indicazioni su dove potete pernottare. E già cominciano i primi scorci sui ghiacciai. E' una sensazione strana dopo 9 mesi che vedi la montagna in lontananza sullo sfondo di Seattle (tempo permettendo) essere finalmente così vicini al gigante. Il parco nazionale è stato creato nel 1899 attorno al Mt Rainier e occupa un'area di 235000 acri. La montagna, alta 14410 feet (4392 m), è in realtà un vulcano attivo ricoperto da 35 miglia quadrate di neve e ghiaccio e circondato da antiche foreste e prati ricoperti di fiori. Ma non serve essere degli scalatori per poter godere di magnifici panorami. Un'ottima strada arriva fino a Paradise dove c'è un centro turisti e da dove partono una serie di trails. Ce n'è per tutti i gusti: dai sentierini asfaltati lunghi poche miglia a quelli più impegnativi che risalgono i pendii della montagna. Ma vi immaginate cosa potrebbe succedere se per caso ci fosse un'eruzione? Un'idea l'abbiamo avuta visitando Mt Saint Helens... ma questa è un'altra storia.
Come molti sanno, le ultime tre estati le ho passate camminando in Spagna e in Italia per un totale di circa 1600 km a piedi. Quest'anno in una sola settimana sono riuscito a fare più di 2100 km: questa volta però ho usato una macchina a nolo...
Dopo aver riempito il bagagliaio e i sedili posteriori della Kia Rio arancione metallizzato, siamo partiti al mattino presto da Seattle alla volta del Mt Rainier National Park. Due ore e mezza e siamo all'entrata Sud-West del parco nazionale dove ad accoglierci c'è la tipica ranger dentro il tipico casello da cartone animato stile Yogi & Booboo. Pagato il fee dovuto, con la macchinina abbiamo cominciato ad arrampicarci su per la montagna. Tutto organizzato molto bene e tutti molto disponibili a dare indicazioni. Lungo la strada trovate punti informazione sui vari trails e indicazioni su dove potete pernottare. E già cominciano i primi scorci sui ghiacciai. E' una sensazione strana dopo 9 mesi che vedi la montagna in lontananza sullo sfondo di Seattle (tempo permettendo) essere finalmente così vicini al gigante. Il parco nazionale è stato creato nel 1899 attorno al Mt Rainier e occupa un'area di 235000 acri. La montagna, alta 14410 feet (4392 m), è in realtà un vulcano attivo ricoperto da 35 miglia quadrate di neve e ghiaccio e circondato da antiche foreste e prati ricoperti di fiori. Ma non serve essere degli scalatori per poter godere di magnifici panorami. Un'ottima strada arriva fino a Paradise dove c'è un centro turisti e da dove partono una serie di trails. Ce n'è per tutti i gusti: dai sentierini asfaltati lunghi poche miglia a quelli più impegnativi che risalgono i pendii della montagna. Ma vi immaginate cosa potrebbe succedere se per caso ci fosse un'eruzione? Un'idea l'abbiamo avuta visitando Mt Saint Helens... ma questa è un'altra storia.
lunedì 2 luglio 2007
Bare mountain
Sempre peggio raga. Anche questa volta abbiamo provato a partire presto. Ma non è colpa nostra se le ultime 20 miglia erano su strada dissestata e bisognava andare pianissimo. E se al bivio che dovevamo prendere siamo andati dritti perché un deficiente ha parcheggiato il suo immenso truck giusto davanti al cartello con l'indicazione che ci serviva. E se poi durante le piene di questa primavera il fiume s'è mangiato un pezzo di strada e ci siam dovuti fare 2 miglia a piedi per raggiungere il trailhead per raggiungere la cima della Bare mountain. Insomma abbiamo lasciato le macchine verso le 12 e siamo arrivati all'inizio del sentiero per le 13!!! Il percorso nel sottobosco è inizialmente scivoloso perché c'è un rivoletto di acqua che corre giusto in mezzo al sentiero. Poi si deve attraversare su un tronco gigante una bellissima cascata (solo quella vale l'intero giro) e dopo poco si entra in una fantastica valle. Il sentiero comincia a salire a zig zag per il lato sud della montagna. La giornata era meravigliosa e data anche l'ora il sole s'è fatto sentire parecchio. Dapprima eravamo circondati sui lati da felci alte 1 metro e mezzo che poi hanno lasciato il posto a rari pini e una vegetazione più bassa da alta montagna. Dopo un bello sforzo e circa 5 miglia siamo arrivati sulla cima della montagna! WoW! Panorama 360° su un sacco di montagne, sui ghiacciai del mount Rainer e su tutto il Pouget Sound. Era possibile vedere l'oceano e addirittura lo skyline di Seattle! Inoltre era possibile vedere sul lato nord della montagna tre stupendi laghetti alpini di un blu zaffiro incredibile.
Dettagli tecnici:Dislivello: 3250 feet (991 m)
Lunghezza: 4 + 10 miglia (22.5 km)
Tempo di salita: 4 h 00
Tempo di discesa:3 h 30
Difficoltà: difficile
La discesa probabilmente anche per via della stanchezza è stata eterna. Siamo ritornati alle macchine per le 19.30 e in città alle 22! Giornata intensa ma... bella prova raga!
lunedì 25 giugno 2007
Orcas Island
Da Seattle due ore di macchina più 1 ora e mezza di ferry e arrivate nell'incantevole Orcas Island. Orcas Island è la più grande delle isole San Juan collocate all'angolo nord-ovest dello stato di Washington giusto al confine col Canada, e si può facilmente riconoscere per la sua forma a ferro di cavallo. Abbiamo scelto di campeggiare nella punta a sud-ovest, più precisamente ad Obstruction Pass. Per arrivare al campsite c'è mezzo miglio di sentiero da fare. A dire così non sembra nulla, ma carichi come muli per portare tende, sacchi a pelo, cibo, acqua e quant'altro necessario per la sopravvivenza il sentiero sembra non finire mai. Se poi come noi lo fate alle 10 di sera col buio e le torce l'impresa si fa ardua. Comunque ne è valsa la pena perché il campsite immerso nella foresta, si affaccia su una baia stupenda. Il fatto poi che ci sia questo pezzo di strada da fare a piedi scoraggia i più cosicché eravamo soli soletti. Il giorno dopo kajak con le orche! In realtà le orche non si sono fatte vive (purtroppo!) ma abbiamo comunque potuto navigare tra seals (foche), porpoises (tipo un delfino) e avvistare bald eagles (le aquile dalla testa bianca). Un sacco divertente in ogni caso. E poi nel tempo rimasto ci siamo fatti qualche passeggiata lungo la costa. Ragazzi qua le starfishes (stelle marine) sono gigantesche! Spettacolari, arancioni o viola! E poi che dire di tutti i deers (cervi) che abbiamo visto? Nell'isola c'è il divieto di caccia per cui si riproducono indisturbati a dismisura. Era normale vederli brucare nei giardini delle case!!! Ma finalmente per la prima volta ho visto un racoon (un orsetto lavatore)! La prima cosa che bisogna sapere su questo animale è che se siete in campeggio dovete appendere il cibo ad un albero o rinchiuderlo in qualche box al sicuro, altrimenti al mattino non troverete più nulla! Il racoon, animale notturno, è infatti un onnivoro ghiotto di tutto, che ha le zampine anteriori molto simili alle mani umane e in grado di afferrare senza problemi qualsiasi cosa. Un orsetto molto intelligente. E nonostante avessimo appeso all'albero ben due borse, ne ho sorpreso uno che cercava cibo tra alcune carte che avevamo lasciato sul tavolo. L'ho allontanato, ma al mattino abbiamo scoperto che il furbetto una marachella era riuscita a combinarla. Pensate che è stato capace di aprire il frigorifero portatile (sul cui coperchio avevamo appoggiato una pietra) e ad addentare mezzo panetto di burro. Mal per lui. Adesso c'avrà il colesterolo alle stelle!
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martedì 19 giugno 2007
Leavenworth, the Bavarian village
Vi ho accennato che sono andato a fare rafting partendo da Leavenworth, ma quello che non vi ho detto è che questo paese non è come tutti gli altri... Leavenworth è un paese in stile Bavarese. Una perfetta riproduzione di un paesino Bavarese negli Stati Uniti nel mezzo delle Cascades! Ci potete credere? Appena entrati in città vi accorgete che c'è qualcosa di strano... a cominciare dai nomi delle strade che sono in doppia lingua, in inglese e in tedesco. Così agli amici potete dire di aver passeggiato per Alpenstrasse senza nemmeno aver messo piede in Europa. Dopo il cartellone di legno che vi dà il "wilkommen" in città, sulla prima casa gialla col tetto di legno c'è un pretzel ben in evidenza che vi indica che quella è la Bakerei (panificio) della città. E la via principale del centro? Tutte le case affrescate, sottotetti di legno e vasi di fiori supercolorati alle finestre. Birrerie con birre tedesche. Ristoranto per assaggiare bratwust e crauti. Negozi che vendono vestiti tirolesi e boccali in ceramica. Bandiere tedesche si mescolano a quelle austriache (?) e americane. Un carro fiorito con cavalli vi può portare in giro per le strade della cittadina. Una banda vestita con pantaloni di velluto al polpaccio e calzettoni rossi sopra suona canzoncine da Oktoberfest, motivetti irlandesi (?) e ballate francesi (?). Ma anche questa è America. Ma non è che ci sia una comunità tedesca emigrata da Monaco di Baveria secoli fa. No. Questa cittadina è letteralmente rinata come villaggio bavarese nel 1962 per fare fronte a una crisi economica che aveva colpito la zona dopo che nel 1920 la ferrovia era stata spostata in un villaggio vicino. E dal grande numero di turisti che passeggiavano per le strade, credo che ci siano proprio riusciti!
domenica 27 maggio 2007
Otter falls
Partenza non proprio mattiniera questa volta... abbiamo lasciato Seattle verso le 9 a.m.. Giornata splendida. In circa 1 ora e mezza (mannaggia a chi aveva previsto 45 min!) prima su statale e poi su sterrato per 12 miglia siamo arrivati al punto di partenza nella Taylor River Valley. Aspettati i ritardatari e scattate le foto di rito prima di partire, il gruppone di 16 persone ha mosso i primi passi verso le 11. La nostra meta: le Otter falls.
Dettagli tecnici:
Dislivello: 650 feet (200 m)
Lunghezza: 9 miglia (14.5 km)
Tempo di salita: 2 h 30
Tempo di discesa:2 h 30
Difficoltà: facile
Il sentiero su sterrato si inoltra tra una fitta vegetazione di alberi pieni di muschio. Dopo 3 miglia si arriva già a vedere una prima cascata (Marten falls) e si attraversa il fiumiciattolo su un bel ponte di legno. Il dislivello è praticamente inesistente. Dopo altre 2 miglia e dopo aver attraversato qualche torrentello saltando tra un sasso e l'altro si devia verso sinistra e dopo brevissima salita si arriva alle spettacolari Otter falls. Spettacolari. La cascata è alta circa 18 metri, scende su una parete di granito liscia e forma infine un piccolo laghetto. Se fosse stato un po' più caldo un tuffo me lo sarei fatto volentieri... Qualcuno l'ha fatto veramente, ma dopo un secondo è uscito: credo l'acqua fosse particolarmente freddina...
Una bella gita, lunga ma piacevole. Alla prossima!
Dettagli tecnici:
Dislivello: 650 feet (200 m)
Lunghezza: 9 miglia (14.5 km)
Tempo di salita: 2 h 30
Tempo di discesa:2 h 30
Difficoltà: facile
Il sentiero su sterrato si inoltra tra una fitta vegetazione di alberi pieni di muschio. Dopo 3 miglia si arriva già a vedere una prima cascata (Marten falls) e si attraversa il fiumiciattolo su un bel ponte di legno. Il dislivello è praticamente inesistente. Dopo altre 2 miglia e dopo aver attraversato qualche torrentello saltando tra un sasso e l'altro si devia verso sinistra e dopo brevissima salita si arriva alle spettacolari Otter falls. Spettacolari. La cascata è alta circa 18 metri, scende su una parete di granito liscia e forma infine un piccolo laghetto. Se fosse stato un po' più caldo un tuffo me lo sarei fatto volentieri... Qualcuno l'ha fatto veramente, ma dopo un secondo è uscito: credo l'acqua fosse particolarmente freddina...
Una bella gita, lunga ma piacevole. Alla prossima!
venerdì 25 maggio 2007
Oh my God!
Ognuno è libero di credere in quello che vuole. Però quando al telegiornale hanno mostrato che il 60% della popolazione americana crede che il mondo sia stato creato in 6 giorni, bhé, un sorrisino m'è scappato. Il sorrisino però s'è poi quasi trasformato in paresi facciale a forza di ridere quando questo sondaggio è stato accompagnato dalla notizia dell'apertura di un nuovo super museo "scientifico". E metto scientifico tra virgolette perché è un museo che supporta la teoria creazionistica, ovvero che il mondo è stato creato da Dio in 6 giorni. Il Creation museum, che si trova a poche miglia da Cincinnati, è stato disegnato da un exhibit director degli Universal Studios. E' veramente strabiliante! Effetti speciali visivi e sonori, riproduzioni animatronics di dinosauri giganti e, certo!, non potevano mancare, Adamo ed Eva! Degli angioletti con le ali vi spiegheranno tutto, su come è nato l'universo e l'uomo. E forse resterete sorpresi quando cercheranno di spiegarvi che le scimmie, i dinosauri e l'uomo sono stati creati lo stesso giorno! Anzi! E' stato proprio Adamo a dare i nomi ai dinosauri! Ma dove la mettiamo la teoria evoluzionistica di Darwin?! Ed è sconvolgente che pure in certe scuole la teoria di Darwin (tra le altre che l'uomo si sia evoluto dalle scimmie, per farla breve) non venga accettata, né insegnata.
Certo se è un tentativo della chiesa di riavvicinarsi alle persone, bhè, questo museo non mi pare proprio un'idea geniale...
Si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla questione, comunque se volete visitare il sito del museo andate su www.creationmuseum.org
Che dite gita di lab prossimamente?
Certo se è un tentativo della chiesa di riavvicinarsi alle persone, bhè, questo museo non mi pare proprio un'idea geniale...
Si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla questione, comunque se volete visitare il sito del museo andate su www.creationmuseum.org
Che dite gita di lab prossimamente?
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